Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta. Sabato 4 marzo: corteo nazionale a Torino

Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta. Sabato 4 marzo: corteo nazionale a Torino

Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta. Corteo in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame ad oltranza (Torino, 4 marzo 2023)

Sabato 4 marzo abbiamo scelto di essere ancora una volta in strada, al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta. A ribadire che non vogliamo 41 bis, né carceri, né CPR.

Che l’unica guerra a cui partecipiamo ci vede a fianco di tutti gli sfruttati sulla barricata che ci divide dagli sfruttatori, ad urlare la nostra rabbia per una decisione che segna un ulteriore cambio di passo nella repressione delle lotte, con la condanna a morte di un compagno.

Inevitabilmente deve segnarlo anche nel nostro modo di farle fronte.

La lotta non finisce!

Sabato 4 marzo, ore 16:30, Piazza Solferino, Torino: Corteo nazionale


Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta. Sabato 4 marzo: corteo nazionale a Torino

La condanna a morte di Alfredo era già stata scritta, è stata ratificata con la decisione del ministro Nordio, ora è stata siglata in calce con il verdetto della Cassazione.

Se per caso a qualcuno fossero rimasti ancora dei dubbi, la decisione di venerdì 24 febbraio li ha cancellati con un colpo di spugna. Se per un attimo ognuno di noi ha potuto pensare che la ragione avrebbe prevalso, che il clamore suscitato nei media da una mobilitazione decisa e generosa, che per quattro mesi, senza soluzione di continuità, si è spesa nelle assemblee, nelle strade, nello scritto e nell’atto, la Cassazione ci ha riportato d’un colpo con i piedi per terra.

Attenderci qualcosa di diverso è stato evidentemente un errore.

La Cassazione è quello stesso organo che, nel giugno scorso, ha riqualificato come “strage politica” i fatti di Fossano, stravolgendo il senso delle parole, distorcendo una realtà in cui, lo sappiamo fin troppo bene tutti quanti, i massacri sono opera dello Stato, dei suoi destri tirapiedi, del padronato. La Cassazione è quella che al riguardo ha detto: altre stragi, di ben altro tenore, non necessitavano di essere qualificate come tali, perché, si sa, tanto c’erano i morti, l’ergastolo sarebbe arrivato comunque. A dire che, in questo caso, la decisione già presa era l’ergastolo, e poco importa piegare il diritto o buttar giù una motivazione improbabile.

Per ben tre volte in meno di 12 mesi, la Cassazione, la più alta espressione della magistratura in Italia, ha peggiorato la situazione di Alfredo, in due casi addirittura in contrapposizione con le stesse richieste della Procura Generale: l’ha fatto con il processo Scripta Manent, con la richiesta di revisione del riesame di Sibilla, ora con questo verdetto dal sapore di pena capitale. Più chiaro di così…

Attendersi qualcosa di diverso dallo Stato (che è ben diverso dall’avere fiducia in esso) è stato un errore che abbiamo fatto in molti, sulla scia del nostro amore per Alfredo e consci della piena giustezza delle nostre rivendicazioni.

Ma lo Stato lo conosciamo perfettamente, è sempre quello: un teatro degli orrori. Scenari diversi a seconda degli atti, ma tutti ugualmente ipocriti e atroci: carcere per chi non recita la sua parte a dovere (o per chi non è nelle condizioni di farlo), sfruttamento per chi non nasce (o non si fa) sfruttatore, giornali e siparietti politici nel ruolo dei domatori, ricchi premi e cotillons per i guardiani che si immolano armi in pugno nella difesa dello spettacolo.

Tutto questo in un contesto di crisi endemica e di precipitazione verso la guerra aperta sul terreno globale. Lo Stato si mette l’elmetto, si mobilita nella guerra e lo fa anche con la guerra interna, colpendo con sempre più violenza l’antagonismo e la lotta di classe, scatenando contro il movimento anarchico un vero e proprio processo di annientamento.

Siamo consapevoli del fatto che questa lotta, che Alfredo è riuscito a portare avanti dal buco in cui è stato rinchiuso, e che in questi mesi ha avuto l’onore e l’onere di portare alle luci della ribalta un argomento che era quasi un tabù, il carcere duro, sia solo uno degli innumerevoli versanti che chi vuole scalare la montagna si trova di fronte. Un versante che si è fatto all’improvviso più ripido e pericoloso (o forse non è stato poi così all’improvviso…), certo, con il pensiero sovversivo che si fa sfacciatamente e definitivamente messaggio illegale in sé, come nei migliori regimi, con tutto il dramma di una vita che pare destinata a spegnersi nelle segrete del regno, che non è un carico emotivo da poco. Ma comunque uno degli infiniti erti cammini che portano all’ancora lontanissima cima della montagna, alla Libertà. A noi scegliere quale percorrere, e con quali mezzi.

Sicuramente, uno di questi passa per la riappropriazione di quello spazio sempre più metaforicamente stretto, sorvegliato, asfissiato che sono le strade della nostra città, con la consapevolezza precisa della direzione intrapresa e l’urgenza di farlo sin da ora, senza perdere un solo istante.

Sabato 4 marzo, abbiamo scelto di essere ancora una volta in strada, a fianco di Alfredo e al fianco di chi lotta, a ribadire che non vogliamo 41 bis, né carceri, né CPR; che l’unica guerra a cui parteciperemo ci vede a fianco di tutti gli sfruttati sulla barricata che ci divide dagli sfruttatori; ad urlare la nostra rabbia per una decisione che segna un ulteriore cambio di passo nella repressione, con la condanna a morte di un compagno, ma che, necessariamente, deve segnarlo anche nel nostro modo di farle fronte.

Vi invitiamo ad essere tutti con noi.

SABATO 4 MARZO, ALLE ORE 16:00, IN PIAZZA SOLEFRINO, A TORINO.

[Ricevuto via e-mail & pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/03/03/al-fianco-di-alfredo-al-fianco-di-chi-lotta-sabato-4-marzo-corteo-nazionale-a-torino/]