Attacco incendiario al parco auto dell’esercito tedesco (Kassel, Germania, 17 agosto 2022)

Attacco incendiario al parco auto dell’esercito tedesco (Kassel, Germania, 17 agosto 2022)

Nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana, due veicoli sono stati completamente bruciati nel distretto di Bad Willhelmshöhe a Kassel (regione dell’Assia). Le due auto completamente distrutte dal fuoco erano due veicoli civili appartenenti alla flotta dell’esercito tedesco, parcheggiati vicino alla scuola tecnica della Bundeswehr. Secondo la polizia, i danni si aggirano intorno alle cinque cifre. Una piccola goccia nel mare rispetto alle enormi somme attualmente spese per il riarmo.

Poiché tutti i Paesi membri della NATO sono tenuti a spendere almeno il 2% del loro PIL per i preparativi di guerra, la spesa per i prodotti militari e gli armamenti sta salendo alle stelle in Europa. Da sempre l’esercito tedesco ci è stato sottilmente presentato come una “truppa antiquata, ridotta a dimensioni pietose dalla riduzione dei costi” e “non adatta al combattimento”. L’obiettivo ora è convincere l’opinione pubblica che gli enormi investimenti nel complesso militare-industriale sono giustificati e servono alla sicurezza dell’Europa. Quando all’inizio di quest’anno la guerra in Ucraina si è nuovamente inasprita e la classe dirigente russa ha inviato il suo esercito per completare l’annessione dei territori dell’Ucraina orientale, contesi da anni, gli appelli al necessario riarmo dell’Europa hanno finalmente trovato orecchie compiacenti.

Con una procedura parlamentare accelerata, sono stati messi a disposizione dell’esercito tedesco 100 miliardi di euro di “bilancio speciale”, in aggiunta alla spesa per gli armamenti che era già salita a 56 miliardi di dollari entro il 2021. Le aziende tedesche produttrici di armi, il cui materiale bellico sarà ora massicciamente venduto all’Ucraina e prodotto per gli eserciti della NATO, si stanno sfregando le mani sporche di sangue e possono dire con la coscienza pulita: questa volta siamo dalla parte giusta. Stimolato da questo stato d’animo, l’amministratore delegato di Rheinmetall, Armin Papperger, che di solito evita la pubblicità come si conviene in questo settore, non perde occasione per promuovere il suo gruppo, il cui prezzo delle azioni è raddoppiato dall’inizio della guerra in Ucraina. Il fatto che l’industria tedesca delle armi sia naturalmente interessata solo ai profitti e non abbia morale è reso ancor piú palese dal commercio di armi con il regime fascista di Erdogan in Turchia o con l’Arabia Saudita, il cui esercito ha contribuito a schiacciare le proteste della primavera araba in Bahrein nel 2011. I grandi gruppi tedeschi di armamenti hanno venduto le loro macchine da guerra anche alla Russia, sebbene dopo l’annessione della Crimea l’UE abbia decretato un embargo sulle armi. Per farlo, i commercianti di armi hanno utilizzato, come è consuetudine in questo settore, una scappatoia legale per aggirare l’embargo.

In sintesi, il riarmo militare non rende il mondo più sicuro. Al contrario: nessuno Stato al mondo compra carri armati per lasciarli arrugginire in un garage. Anche la cosiddetta “deterrenza” della corsa agli armamenti è una menzogna. Nella logica militare, l’argomentazione sarebbe addirittura opposta: se il mio nemico sta per riarmarsi, è meglio agire oggi anzichè domani per anticiparlo. Così, l’espansione della NATO a est, le numerose manovre e le spese per gli armamenti che superano di gran lunga quelle della Russia, non hanno impedito l’aggressione all’Ucraina. Per fare un confronto: poco prima dell’ingresso delle truppe russe in Ucraina, la spesa per gli armamenti della NATO ammontava a circa 1175 miliardi di dollari e quella della Russia a circa 66 miliardi di dollari.

Abbiamo visto come si presenta una guerra con la partecipazione della NATO recentemente in Afghanistan e tuttora in Kurdistan. Dopo che per anni la popolazione tedesca è stata rassicurata sul fatto che le truppe in Afghanistan avrebbero scavato pozzi, portato la democrazia e permesso alle ragazze di andare a scuola, sono bastati 14 giorni dalla fine dell’intervento militare perché l’intero Paese ricadesse nelle mani dei talebani. È rimasto il ricordo dei civili uccisi dagli attacchi dei droni, dei crimini di guerra (anche da parte dell’esercito tedesco) e infine delle forze locali abbandonate al loro destino. Allo stesso tempo, i soldati turchi, il secondo esercito più grande della NATO, hanno combattuto per anni il movimento di liberazione curdo, tra l’altro con armi tedesche. In termini concreti, ciò significa attualmente: bombardamenti costanti in Iraq e nel nord della Siria, occupazione dei territori precedentemente liberati dai curdi dal controllo dello Stato Islamico nel nord della Siria/Rojava, uso di gas velenosi nella lotta contro la guerriglia nelle montagne curde, repressione di ogni opposizione in Turchia.

Sono soprattutto le aziende produttrici di armi a trarre profitto dal riarmo e dai preparativi per la guerra in Europa. Il mondo non sta diventando più sicuro, anzi. Pertanto, la militarizzazione, il riarmo e i preparativi di guerra in Germania devono essere combattuti con determinazione. Per questo motivo, abbiamo deciso di ridurre almeno in parte la flotta dell’esercito tedesco a Kassel.

Per un mondo di pace e libertà,
distruggiamo l’esercito

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