Switch Off – Rivendicazione dell’attacco incendiario contro la fabbrica di cemento CEMEX (Berlino, Germania, 27 dicembre 2023)

Switch Off – Rivendicazione dell’attacco incendiario contro la fabbrica di cemento CEMEX (Berlino, Germania, 27 dicembre 2023)

Contro la distruzione dell’ambiente, l’oppressione e la guerra – Fuoco per il cementificio CEMEX

Ispirati da una serie di azioni e sabotaggi contro “il mondo del cemento” in Francia, Belgio e Svizzera, nelle prime ore del 27 dicembre ci siamo recati presso il cementificio CEMEX sulla Schleusenufer a Berlino-Kreuzberg e abbiamo usato il fuoco per mettere fuori uso diverse betoniere e per bloccare il nastro trasportatore e un edificio tecnico.

Un maestro tra gli assassini del clima

Il deserto di cemento e asfalto continua a diffondersi. Solo in Germania, ogni giorno, fino a 30 ettari di suolo vivo vengono sepolti sotto il materiale edilizio più ricercato. Strade, piazze, aree commerciali, impianti industriali e case; enormi parti della superficie terrestre sono già sigillate e progetti infrastrutturali come dighe, autostrade, ponti, aeroporti ecc. richiedono ogni anno diversi miliardi di tonnellate di cemento.

Tutto ciò non è privo di conseguenze. Il cemento è considerato il killer del clima per eccellenza. Quasi il 10% dell’anidride carbonica che questo sistema attualmente immette nell’aria proviene dall’industria del cemento. Si tratta di una quantità quasi tripla rispetto al traffico aereo. Allo stesso tempo la produzione di cemento consuma enormi quantità di risorse. In particolare la sabbia, essenziale per la produzione, già scarseggia, motivo per cui in tutto il mondo vengono dragate aree costiere e talvolta intere isole con effetti devastanti sugli ecosistemi circostanti. Anche la crescente impermeabilizzazione dei suoli ha conseguenze catastrofiche. Le aree urbane si riscaldano sempre di più mentre l’acqua piovana non riesce più a infiltrarsi nel terreno. Le riserve di acqua sotterranea non si riempiono più come prima, il che porterà a lungo termine alla carenza di acqua in molti luoghi, se non lo ha già fatto. La siccità e l’aridità ne sono la diretta conseguenza, mentre in altre zone si verificano inondazioni ed erosione a causa di piogge sempre più frequenti e intense. Inoltre per ogni metro di cemento vengono distrutti habitat e fonti di cibo. La perdita di aree naturali e la mancanza di vegetazione stanno portando a un declino della biodiversità, che sta colpendo molte popolazioni animali e vegetali e che porterà all’estinzione alcune specie.

È un peccato che il cemento non bruci

Il cemento è diventato il simbolo di un’intera epoca. Un’epoca in cui il capitalismo celebra la sua espansione fino agli angoli più remoti della terra e concretizza questa vittoria nei centri di potere delle metropoli sotto forma di edifici monumentali. Il mostro chiamato “civiltà” si è fatto strada in tutto il mondo attraverso una crescente rete di strade che hanno spianato le vie per lo sfruttamento e il consumo delle persone e della natura su scala industriale.

Tuttavia, c’è sempre stata resistenza a tutto ciò. Nel Sud del mondo, dove gli effetti del cambiamento climatico si sono fatti sentire in modo più evidente e dove la dominazione occidentale si perpetua attraverso lo sfruttamento delle risorse e del lavoro, ci sono innumerevoli epicentri di conflitto. Rivolte scatenate da minacce esistenziali, dove le persone si oppongono alla devastazione con ogni mezzo possibile. Ironia della sorte, le cause di questi conflitti sono spesso da ricercare nello sviluppo di nuovi mercati per le cosiddette “tecnologie verdi” e nella fame di materie prime che le accompagna. Quando prendiamo di mira i responsabili di questa miseria lo facciamo insieme a tutti coloro che non hanno scelta, perché per molti l’unica alternativa alla resistenza è la fuga o la morte.

Appare quindi quasi cinico quando alcune parti del movimento per il clima in questo Paese presentano principalmente una serie di appelli ben intenzionati ai politici che ci hanno messo in questo guaio e che non mostrano alcun interesse a rinunciare ai loro privilegi e alla loro prosperità. Questi attivisti cadono nella trappola di cercare di compiacere gli standard morali borghesi con il loro ipocrita impegno a rinunciare alla violenza. Non è sempre stato così. Nel corso del periodo del movimento antinucleare, ad esempio, centinaia di tralicci dell’elettricità sono stati abbattuti in tutta la Germania e i trasporti Castor sono stati portati a termine in mezzo ad un massiccio sabotaggio delle infrastrutture ferroviarie. Le proteste contro la Pista Ovest di Francoforte sul Meno o contro l’impianto di ricondizionamento di Wackersdorf sono state accompagnate da regolari scontri a cui hanno partecipato migliaia di persone. Allora perché mai oggi tali proteste sono così conformiste e uniformate, quando invece sarebbero più necessarie che mai? Se vogliamo impedire definitivamente la distruzione della terra da parte della macchina industriale non ci sarà modo di evitare lo scontro con questa società cresciuta grazie a uno sfruttamento spietato e che ha ceduto alla cieca fiducia nel progresso. È un peccato che il cemento non bruci.

Lo sporco affare dell’oro grigio

Con l’attacco alla CEMEX abbiamo colpito uno dei maggiori produttori di cemento al mondo. La CEMEX Deutschland AG fa parte della società madre CEMEX S.A.B. de C.V., con sede in Messico, e possiede 64 cementifici, 1.348 strutture per il trasporto di calcestruzzo, 246 cave, 269 centri di distribuzione e 68 terminali navali in tutto il mondo. L’azienda è coinvolta in progetti di infrastrutture e grandi opere edilizie in oltre 50 Paesi. Tra questi il contestatissimo ampliamento dell’autostrada A100 a Berlino. Una tomba da 560 milioni di euro che il governo ci ha sbattuto in faccia. Con la produzione e la consegna di circa 170.000 metri cubi di calcestruzzo la CEMEX è uno dei principali beneficiari di questo mostro che ora sta squarciando il centro della città e presto sputerà una rumorosa valanga di traffico vicino al Treptower Park.

Oltre ai noti scempi ambientali che fanno parte dell’attività quotidiana di questa industria, la CEMEX ha un’altra storia particolarmente sanguinosa nei confronti del Medio Oriente che vorremmo ricordare ora che una guerra devastante sta nuovamente infuriando a Gaza. Nel 2005 la CEMEX ha rilevato l’azienda israeliana Readymix Industries, che forniva calcestruzzo per il muro israeliano ed era coinvolta nella costruzione di posti di blocco militari in Cisgiordania, tra cui i posti di blocco di Hawara e Azun-Atma. La CEMEX guadagna dalla costruzione di insediamenti e avamposti illegali in Cisgiordania e gestisce impianti di cemento a Mevo Horon, Atarot e Mishor Edomim, oltre che a Katzerin sulle alture del Golan. Questo fa dell’azienda un complice e un alleato delle politiche di estrema destra di Netanyahu e dei suoi sostenitori religiosamente fanatici nelle colonie. Queste strutture hanno soprattutto un obiettivo: rendere impossibile un’esistenza dignitosa ai palestinesi che vivono su questo pezzo di terra attraverso vessazioni, oppressioni, violenze ed espulsioni che, nel peggiore dei casi, pagano con la vita. Nulla può giustificare l’indescrivibile sofferenza causata da questa politica.

Tuttavia eviteremo di intendere questa guerra in Medio Oriente secondo un semplice schema in bianco e nero di bene e male. Siamo disgustati sia dagli atroci bombardamenti dell’esercito israeliano contro la popolazione civile di Gaza, sia dai massacri di Hamas. Anche se questa lotta e il numero delle vittime sono molto disuguali, sarebbe fatale voler contrapporre la sofferenza dell’uno alla sofferenza dell’altro. Invece di difendere “il pensiero unico” o la bandiera apparentemente priva di contraddizioni, rivolgiamo la nostra attenzione contro coloro che traggono profitto economico da questa politica di guerra e si arricchiscono attraverso il militarismo e l’oppressione razzista. Anche per questo motivo attacchiamo la CEMEX. E lo facciamo con la massima empatia possibile per la sofferenza e il dolore delle persone che devono vivere sotto la guerra in corso e la crescente militarizzazione della regione. Sempre al fianco di chi lotta per la libertà di tutti, ovunque. Al di là degli Stati, delle nazioni e delle religioni, dei loro confini e dei loro eserciti mortali.

Switch Off!

[Pubblicato in tedesco in https://switchoff.noblogs.org/post/2023/12/27/gegen-umweltzerstoerung-unterdrueckung-und-krieg-feuer-fuer-cemex-betonwerk/ | Traduzione in italiano pubblicata in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/01/12/switch-off-rivendicazione-dellattacco-incendiario-contro-la-fabbrica-di-cemento-cemex-germania-berlino-27-dicembre-2023/ ]