Comunicato di rivendicazione per l’attacco incendiario contro l’azienda Micro Resist Technology, specializzata nella produzione di microchip (Berlino, Germania, 11 giugno 2025)
Spegnere il cuore della megamacchina: fuoco alla produzione di microchip
La scorsa notte abbiamo dato fuoco a quadri elettrici, cavi di alimentazione e al sistema di ventilazione della Micro Resist Technology all’interno del Parco dell’Innovazione di Wuhlheide. Mentre la Germania, con una svolta storica, fondi speciali e servizio militare obbligatorio, torna a mobilitarsi sfrenatamente per dotarsi di forza militare e capacità bellica, noi, con il nostro sabotaggio, prendiamo di mira il cuore della megamacchina tecnologica e colpiamo, assieme alla produzione di microchip, anche uno dei settori più delicati della cooperazione civile-militare. Questo attacco intende contribuire alle proteste contro la Giornata Nazionale dei Veterani di domenica prossima: fuoco e fiamme anziché gloria e onore per il militarismo, il milite e la patria!
Piccoli giganti al confine tra tecnologia e guerra
La rete del dominio capitalista si stringe sempre più intorno a noi. Il progresso tecnologico è il motore che spinge la megamacchina distruttrice e che le permette di penetrare in maniera sempre maggiore nelle zone più intime della nostra esistenza. Oggetti inanimati di plastica e metallo, dotati di sensori, microfoni, lenti, microchip e altri dispositivi, stanno progressivamente diventando delle protesi per l’interazione sociale, sostituendo relazioni autentiche ed empatiche e atrofizzando le nostre capacità cognitive. Contemporaneamente, veniamo tracciati di continuo da social media, assistenti vocali, intelligenza artificiale, dispositivi “intelligenti”, riconoscimento facciale e tanti altri strumenti di sorveglianza, cosicché tutto ciò che facciamo possa essere assorbito dalla catena del valore capitalista. I big data diventano big money. L’implementazione di queste tecnologie nella nostra vita quotidiana plasma la nostra esistenza e i calcoli algoritmici che ne derivano determinano sempre più il nostro futuro. Una volta abituati, questi meccanismi producono un effetto talmente totalizzante che per la maggior parte delle persone oggi è quasi inconcepibile sfuggire alla morsa digitale. Per molti, anche solo il pensiero genera ansia.
Questo, tuttavia, è solo un aspetto dell’attacco tecnologico. La tecnologia può e deve non solo manipolare i nostri pensieri e le nostre azioni, ma anche uccidere. Quasi tutte le tecnologie di rilievo possono essere collegate alla ricerca e allo sviluppo militare per ottenere un vantaggio sul campo di battaglia. Non solo contro le nazioni ostili, ma anche nella guerra sociale contro gli sfruttati, i superflui e i poveri. Dall’energia nucleare a Internet, dalla cibernetica all’intelligenza artificiale, la nostra vita è permeata da elementi fondati su una logica militare. In casi estremi, ciò può significare che le app che oggi ludicamente ci accompagnano durante la giornata alimentano e addestrano le stesse macchine grazie alle quali domani un drone controllato dall’intelligenza artificiale individuerà e abbatterà il suo obiettivo. Prassi impiegate dall’esercito israeliano nella sua sfrenata campagna di annientamento contro la popolazione palestinese di Gaza, con la complicità dei suoi alleati occidentali, in particolare attraverso programmi di intelligenza artificiale come “Lavender”. Quella che sembra la trama di un film di fantascienza distopico è la cruda realtà delle cosiddette “conquiste” tecnologiche, che si riassumono nel termine “dual-use”. , proprio della maggior parte delle tecnologie. Aziende come Google, Amazon, Microsoft, IBM, Siemens, Telekom e Tesla sono solo alcuni dei nomi più noti che operano al confine tra civile e militare. Le aziende che producono tecnologie chiave altamente sofisticate, come i microchip/semiconduttori, senza i quali nessuno dei dispositivi odierni potrebbe funzionare, sono molto meno conosciute. Smartphone, computer o automobili, tanto poco quanto carri armati, missili guidati o droni da guerra.
Passato più o meno inosservato per molto tempo, questo settore produttivo si sta imponendo all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale di pari passo con l’aumento delle tensioni geopolitiche tra Cina e Taiwan. Questo perché oltre la metà di tutti i microchip sono prodotti a Taiwan e, in alcuni settori della complessa produzione di chip ad alte prestazioni, l’azienda taiwanese TSMC detiene una quota superiore al 90%. L’UE e gli Stati Uniti vogliono invertire al più presto questa tendenza, in quanto l’accesso a microchip di alta qualità è fondamentale in caso di guerra e l’economia globale ne dipende direttamente. Inoltre, la filiera produttiva è estremamente vulnerabile alle interruzioni a causa dell’alto grado di specializzazione e della fragilità delle catene di approvvigionamento globali. Questo ha già causato intasamenti delle forniture nel periodo del coronavirus, con il blocco di centinaia di fabbriche in tutto il mondo, in particolare quelle dei produttori di automobili. Per questo motivo, diverse fabbriche di microchip sono attualmente in fase di costruzione sia nell’UE che negli Stati Uniti. Rapporti di interdipendenza sussistono tuttavia un po’ a tutti i livelli e il settore è influenzato da sanzioni reciproche e politiche protezionistiche, motivo per cui si parla di “guerra dei chip”. I sistemi di litografia per i chip ad alte prestazioni, ad esempio, possono essere prodotti attualmente solo dall’azienda olandese ASML, che ha ubicato una parte considerevole della sua produzione a Berlino, rendendo di fatto la città una sede significativa per l’industria dei chip. ASML, come tutti gli altri produttori dell’industria dei semiconduttori, dipende a sua volta da un gran numero di fornitori specializzati. Uno di questi fornitori è la Micro Resist Technology, un’azienda high-tech di ricerca con sede a Köpenick, che produce e gestisce prodotti chimici speciali per la realizzazione di chip, grazie ai quali questi ultimi vengono poi fabbricati. Poiché questa tecnologia è essenziale per il potere economico e il peso militare e poiché la capacità bellica sembra essere la massima del nostro tempo, l’industria dei microchip sta vivendo un vero e proprio boom in Europa. L’azienda che abbiamo attaccato è quindi considerata un “campione nascosto”, il che la dice lunga.
Tuttavia, la produzione di chip comporta anche un disastro ecologico sotto molti punti di vista. Innanzitutto, per le regioni in cui si trovano le fabbriche e per i luoghi in cui vengono saccheggiate le terre rare per la loro produzione. Se, come previsto dall’UE, in futuro il 20% della produzione mondiale di microchip si concentrerà in Europa, le emissioni del settore potrebbero addirittura superare quelle dell’industria chimica e siderurgica europea. A ciò si aggiunge il fatto che l’attuale fenomeno dell’intelligenza artificiale dovrebbe portare a una crescita esponenziale della domanda di microchip, con un aumento inevitabile dell’impatto distruttivo sulla natura.
Ma anche molti altri prodotti che rendono il mostro tecnologico sempre più potente e la cui applicazione ha ripercussioni di vasta portata sulla vita di tutti noi provengono da Micro Resist. Si tratta di elementi impiegati in una vasta gamma di tecnologie chiave, quali la tecnologia dei microsistemi, la microelettronica, l’optoelettronica, la micro e la nanofotonica, la micro e la nanotecnologia e le cosiddette ”life sciences”. Attualmente, Micro Resist sta inoltre studiando e sviluppando, in collaborazione con Google, una nuova versione di occhiali virtuali in grado di fornire dati e informazioni direttamente nel campo visivo dell’utente. Si tratta di un’altra tecnologia che ha avuto origine nel settore militare e che trasforma i soldati in cyborg e robot da combattimento infallibili grazie all’interazione uomo-macchina. Ora non resta che vedere se una nuova sperimentazione sul campo per normalizzare tali strumenti di sorveglianza e controllo nel settore civile fallirà ancora una volta a causa delle argomentazioni dei suoi oppositori di fronte agli yuppies della tecnologia. Anche se di questi tempi la speranza è piuttosto scarsa, non resta che sperare.
Per tutto il resto, continuiamo a considerare il sabotaggio, con la sua tradizione secolare, come una risposta contemporanea alla guerra, all’attacco tecnologico e alla distruzione del pianeta.
Spegnere la megamacchina!
Fuoco e fiamme anziché gloria e onore per il militarismo, il milite e la patria!
Attaccare i profittatori della guerra – sabotare la Giornata dei Veterani!
Felicità e forza nella latitanza e nelle prigioni – libertà per tutti!
Anarchistischer Haufen M.R.M.D (micro resist – mega damage) – [Orda Anarchica M.R.M.D (micro resistenza – mega danno)]
[Pubblicato in tedesco in https://kontrapolis.info/15938/ | Tradotto in italiano e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2025/06/28/comunicato-di-rivendicazione-per-lattacco-incendiario-contro-lazienda-micro-resist-technology-specializzata-nella-produzione-di-microchip-berlino-germania-11-giugno-2025/]