Scripta Manent: un processo politico contro 20 anni di storia dell’anarchismo rivoluzionario. Intervento per l’iniziativa svoltasi ad Atene il 19 dicembre 2022

Scripta Manent: un processo politico contro 20 anni di storia dell’anarchismo rivoluzionario. Intervento per l’iniziativa svoltasi ad Atene il 19 dicembre 2022

Il testo che segue è l’intervento scritto del compagno anarchico sardo Omar Nioi, condannato nel processo “Scripta Manent”, per l’iniziativa svoltasi il 19 dicembre 2022 all’ASOEE (università ateniese) riguardo lo sciopero della fame ad oltranza dell’anarchico Alfredo Cospito. L’iniziativa è stata relizzatata grazie al Nadir Occupato di Salonicco, al progetto di traduzione Blessed is the flame e ad altri compagni. La traduzione dall’italiano al greco è stata curata dal gruppo di controinformazione Radiofragmata.


Per prima cosa un saluto a tutti i compagni presenti a questa iniziativa, un saluto e un ringraziamento particolare ai compagni promotori. A oggi la tessitura di rapporti internazionali, scambi e confronti, continua ad essere, come in passato, un elemento necessario e parte sempre viva dell’anarchismo rivoluzionario per dare forza ai nostri intendimenti.

Scripta Manent: un processo politico contro 20 anni di storia dell’anarchismo rivoluzionario

I fatti:

È l’alba del 6 settembre 2016, sono 32 i compagni su tutto il territorio dello Stato italiano a venire svegliati dalla polizia politica (DIGOS).

Il risultato del primo troncone dell’operazione di polizia chiamata “Scripta Manent”, ordinata dalla Procura di Torino tramite il suo inquisitore Roberto Maria Sparagna, è di 15 indagati e 7 arresti. Un ottavo anarchico invece, redattore del progetto editoriale della Croce Nera Anarchica (a oggi chiuso), viene arrestato in seguito all’esito della perquisizione domiciliare a suo carico, in cui gli vengono ritrovate delle batterie e un manuale da elettricista.

Oltre ai compagni Alfredo Cospito e Nicola Gai, già in carcere dal 2012, processati e condannati per il ferimento di Roberto Adinolfi (amministratore delegato per Ansaldo Nucleare), azione rivendicata a firma “Nucleo Olga / FAI–FRI”, vengono arrestati i compagni Alessandro, Marco, Danilo, Valentina e Anna.

Per i compagni, a vario titolo sono gli articoli 270 bis (associazione con finalità di terrorismo), 280 bis (atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi) e 285 (strage) a venir contestati partendo dal lontano 2003 e riguardanti tutti una serie di attacchi firmati “Federazione Anarchica Informale” attraverso le cellule “Narodnaja Volja”, “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)”, “Rivolta Anonima e Tremenda” (RAT–FAI), e la cellula “Nucleo Olga” appunto.

Quindi l’ennesima inchiesta sulla Federazione Anarchica Informale, l’ennesimo tentativo di andare a pescare nel torbido pur di assicurarsi uno stipendio, che tra periodo di indagine e processo, faccia ingrassare quanti più servi dello Stato possibile.

Nei primi mesi di questa operazione, i compagni arrestati, hanno fatto i conti con divieti di incontro tra loro, censura sulla corrispondenza, isolamento totale e diversi trasferimenti.

Nell’aprile 2017, con l’avviso di chiusura indagini – per gli arrestati ed indagati a piede libero del settembre 2016 – viene aggiunto, oltre ai reati già contestati in precedenza, per 12 dei 17 imputati iniziali, l’articolo 414 c. p. (istigazione a delinquere) con finalità di terrorismo come ideatori e/o diffusori del progetto Croce Nera Anarchica, giornale e blog, facendo esplicito riferimento ad alcuni editoriali ed articoli dal n° 0 al n° 3. Per quanto riguarda il reato di istigazione a delinquere, è indicata pure l’aggravante per “aver commesso il fatto attraverso strumenti informatici e telematici”.

Il 2 giugno 2017, è arrivato il secondo troncone dell’inchiesta Scripta Manent. A carico di altri 7 anarchici, a piede libero siamo stati indagati per 270 bis e 414 c. p. perché redattori (e non) del progetto Croce Nera Anarchica e dei blog RadioAzione e Anarhjia.info, le accuse qui sono per tutti il 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) in concorso con i compagni anarchici indagati nel primo troncone dell’op. Scripta Manent sempre in riferimento alla FAI, in più il 414 c. p. (istigazione a delinquere, sempre con la finalità di terrorismo), traduzioni di comunicati, predisposizione, istigazione, apologia, ideazione e divulgazione sempre attraverso siti e giornali di materiale di propaganda ideologica anarchica “insurrezionalista-lottarmatista”, raccolta di denaro per sostenere i compagni imprigionati.

Oltre ad accusare ulteriormente 2 dei 7 succitati per 280 c. p., per il rinvenimento cartaceo, durante le perquisizioni del settembre 2016, assieme ad altro materiale pubblicato su Croce Nera Anarchica, di copia della rivendicazione dell’attacco al tribunale di Civitavecchia del gennaio 2016, a firma del “Comitato pirotecnico per un anno straordinario / FAI–FRI”.

Pochi giorni dopo, nell’udienza preliminare del 5 giugno 2017 appunto, sono stati unificati i due tronconi d’indagine, rinviando tutti a giudizio, senza cambiar nulla delle varie imputazioni.

Praticamente, dopo un anno di controllo, censura (attraverso blocchi e sequestri sistematici della corrispondenza dei compagni arrestati, che è confluita direttamente nei faldoni del Pubblico Ministero, aggiunti agli atti all’udienza preliminare) e monitoraggio della solidarietà, il PM e la questura sono riusciti a tirare dentro all’inchiesta anche chi ha continuato a mantenere i contatti con i prigionieri e continuato l’attività editoriale.

Il processo in primo grado:

Durante il mese di luglio 2017 si è tenuta l’udienza preliminare.

Il processo per tutti è cominciato il 16 novembre 2017 presso l’aula bunker del carcere di Torino.

Dopo più di un anno di interminabili udienze, in cui l’accusa è andata a ripescare persino in vecchie inchieste anti-anarchiche tra gli anni Novanta e i primi del Duemila ripercorrendo gli ultimi trent’anni dell’anarchismo rivoluzionario in Italia, la storia degli attacchi a firma FAI, il susseguirsi di testimoni dell’accusa, periti tecnici dell’accusa e della difesa.

Nel marzo del 2019 sono arrivate le richieste di condanna da parte del PM, e nell’aprile dello stesso anno le condanne in primo grado.

Alfredo è stato condannato a 20 anni, riconosciuto responsabile di possesso e trasporto di esplosivo in relazione all’ordigno al Parco Ducale ai RIS di Parma del 2005 (assolto dal reato di attentato perché “reato impossibile” in quanto l’interruttore dell’ordigno era spento), del pacco bomba postale inviato all’allora sindaco di Bologna Cofferati nel 2005 (condannato per l’attentato più possesso e trasporto di esplosivo), degli attacchi con ordigni esplosivi multipli alla scuola allievi Carabinieri di Fossano nel 2006 e nel quartiere Crocetta a Torino nel 2007 (reato di strage aggravata dal fatto che l’obiettivo sarebbero state le forze dell’ordine; caduta l’aggravante della motivazione politica), dell’invio di pacchi bomba postali all’allora sindaco di Torino, Chiamparino, al direttore del giornale Torino Cronaca, Giuseppe Fossati, e al COEMA edilità nel 2006. È inoltre indicato come promotore della FAI, riconosciuta come associazione sovversiva con finalità di terrorismo. È caduta l’aggravante della transnazionalità.

Anna è stata condannata a 17 anni per gli ordigni alla Crocetta e Fossano e per i pacchi bomba postali del 2006, oltre che per associazione sovversiva con finalità di terrorismo come promotrice della FAI.

Nicola è stato condannato a 9 anni per associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Marco e Sandro sono stati condannati a 5 anni per partecipazione ad associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Assolti tutti gli altri imputati. Tutti i condannati rimangono in carcere, mentre viene scarcerato Danilo e Valentina esce dai domiciliari.

Processo di appello:

Per la data del 1 luglio 2020 è stata stabilita la prima udienza di appello del processo Scripta Manent presso l’aula bunker del carcere di Torino.

Gli imputati prigionieri saranno in videoconferenza, come in tutte le ultime udienze del primo grado.

Infatti durante il periodo delle udienze preliminari non c’era ancora nessuna legge che imponesse la videoconferenza. Poi, all’inizio del primo grado è passata la legge che però concedeva un anno di tempo a carceri e tribunali per adeguarsi, imponendo in quell’anno di adeguamento la videoconferenza solo agli imputati accusati di essere ai vertici delle “associazioni”. Passato l’arco di tempo di un anno, la videoconferenza è stata applicata a tutti come previsto.

Il grosso dell’udienza è stato occupato dalla discussione di varie eccezioni presentate dagli avvocati di difesa in merito al ricorso in appello anche per i compagni assolti in primo grado presentato dal PM Sparagna. In particolare sembrava evidente che il PM non avesse rispettato i tempi per presentare il suo ricorso, ma un ricalcolo da parte dei giudici ha stabilito nel tardo pomeriggio che il ricorso fosse valido… il processo continua quindi anche per gli imputati assolti in primo grado.

Nel corso delle successive udienze, hanno richiesto la condanna per tutti, negando il riconoscimento del “ne bis in idem” (essere già stati processati per gli stessi reati); viene richiesto inoltre il non riconoscimento delle attenuanti generiche per tutti e, nello specifico, la non continuazione del reato per quello che riguarda il ferimento di Adinolfi. Si richiede anche il riconoscimento del reato di strage per l’attacco alla caserma dei RIS di Parma.

Il 24 novembre 2020 è stata emessa la sentenza d’appello.
– Anna: 16 anni e 6 mesi (in primo grado: 17 anni).
– Alfredo: 20 anni (come in primo grado).
– Nicola: 1 anno e 1 mese (in primo grado: 9 anni), in continuazione con la sentenza di
cassazione a 8 anni, 8 mesi e 20 giorni del processo per l’azione contro Adinolfi.
– Alessandro: assolto da ogni accusa (in primo grado: 5 anni).
– Marco: assolto dall’accusa di «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed
eversione dell’ordine democratico» (in primo grado: 5 anni), ma condannato a 1 anno e 9 mesi per «istigazione a delinquere» in relazione a “Croce Nera Anarchica”.

La condanna per «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico» è stata confermata solamente per Anna, Alfredo e Nicola.

I compagni Nicola, Alessandro e Marco sono stati scarcerati.

A differenza del processo in primo grado, sono state emesse anche altre nove condanne ad altrettanti compagni per «istigazione a delinquere». Condanne inerenti, a vario titolo, la pubblicazione di “Croce Nera Anarchica”, rivista aperiodica e sito internet, e la gestione di alcuni siti internet che erano stati posti sotto accusa nel processo. Queste condanne variano tra i 2 anni e 6 mesi per Gioachino Somma e 1 anno e 9 mesi per Erika, Omar, Alessandro e Lello.

Oltre ad Alessandro sono stati assolti da ogni imputazione altri nove compagni anarchici, tra cui Danilo in carcere dal 6 settembre 2016 e scarcerato con l’assoluzione in primo grado il 24 aprile 2019, e Valentina in carcere e successivamente agli arresti domiciliari nello stesso periodo, anch’essa scarcerata con l’assoluzione in primo grado. Gli altri compagni erano imputati a piede libero.

La cassazione:

Lo scorso luglio la Cassazione ha riqualificato l’attacco esplosivo contro la scuola allievi dei carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2 giugno 2006 rivendicato da “Rivolta Anonima e Tremenda / Federazione Anarchica Informale” in “strage politica” (art. 285 c. p.), rinviando al tribunale di Appello di Torino per il ricalcolo peggiorativo della pena con il rischio dell’ergastolo per i compagni Alfredo Cospito e Anna Beniamino. L’ergastolo è la pena base che il codice penale italiano prevede per la strage politica. Dopo aver riqualificato il reato, la Cassazione ha rinviato in corte d’appello appunto per rideterminare le condanne. L’udienza che deciderà l’entità di tali condanne è stata fissata a Torino per il 5 dicembre 2022.

Il 5 dicembre appena trascorso, si è tenuta l’udienza di appello bis del processo Scripta Manent contro Alfredo Cospito e Anna Beniamino. Il procuratore generale ha chiesto 27 anni e un mese per Anna e l’ergastolo ostativo con 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo, andando persino oltre le precedenti richieste del PM Sparagna, che per Alfredo furono di 30 anni.

La corte di assise di appello di Torino non è riuscita ad emettere la sentenza e si è rivolta alla corte costituzionale: i giudici torinesi chiedono se sia legittimo essere obbligati a non riconoscere le attenuanti ad Alfredo Cospito a causa dei suoi precedenti penali. Ciò li obbligherebbe infatti a condannare Alfredo all’ergastolo, pur per una azione che non ha provocato né morti né feriti.

Il prossimo 19 dicembre ci sarà una nuova udienza a Torino, udienza formale tesa ad elaborare il quesito da sottoporre alla consulta.

Alfredo e Anna sono intervenuti con delle dichiarazioni spontanee che a oggi avrete già avuto modo di leggere perché tradotte e divulgate a livello internazionale. Alfredo ha ribadito che continuerà lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre 2022 fino al suo ultimo respiro contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, Anna ha sottolineato come chiunque sia dotato di un minimo di pensiero critico saprà individuare i mandanti e gli esecutori dell’annientamento di Alfredo. I solidali presenti in aula hanno salutato i compagni imputati con slogan e grida.

Terminato con questo riepilogo – limitato e privo di analisi – riguardo ciò che è stato il processo Scripta Manent, cercherò di addentrarmi nel merito della disposizione del regime 41 bis al nostro compagno Alfredo, al suo sciopero della fame e la mobilitazione internazionale che questo precedente ha generato. Riportando un mio recente contributo al dibattito, con le dovute modifiche per l’occasione. Anche se maggiori delucidazioni al riguardo vi saranno espresse dai compagni del giornale anarchico “Vetriolo” in relazione a quel che è stata l’operazione “Sibilla” per loro e in particolare per Alfredo.

L’importanza di una solidarietà rivoluzionaria. Con l’anarchico Alfredo Cospito, il suo percorso e le sue posizioni

“Vogliamo un presente che meriti di essere vissuto e non semplicemente sacrificato ad attesa messianica di un futuro paradiso terrestre. Abbiamo per questo voluto parlare in concreto di un’anarchia da realizzare ora, non domani. Il “tutto e subito” è una scommessa, una partita che ci giochiamo dove la posta in gioco è la nostra vita, la vita di tutti, la nostra morte, la morte di tutti…”.
— Pierleone Mario Porcu

Quella mattina del 7 maggio 2012 a Genova, a riempire con gioia il caricatore di una vecchia Tokarev, che successivamente, stretta in un pugno, sparò alle gambe dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, non vi erano unicamente due anarchici d’azione, Nicola Gai e Alfredo Cospito, ma vi era la parte più viva e concreta dell’anarchismo rivoluzionario che si fa azione. Che come “Nucleo Olga” attraverso il mezzo della Federazione Anarchica Informale, quel giorno tagliava i ponti con il presente di allora, con l’immobilismo di un certo anarchismo e il ripiegamento di esso verso toni sempre più al ribasso. Mostrandoci, dopo Fukushima e il ritorno dello spettro del nucleare in Europa, come dietro alle tragedie che tormentano il pianeta, la natura, l’uomo, le stesse tragedie che scatenano emozioni forti nei nostri cuori, non ci siano astrattezze, non ci siano concetti: ma ci siano uomini che proseguono senza sosta nella loro folle e autodistruttiva corsa, ci siano strutture che rendono possibile l’avanzare della morte, ci siano schiavi che proteggono con le armi gli uni e le altre. E che questi uomini, queste strutture, hanno nome e indirizzo.

In seguito a quell’azione Nicola e Alfredo vennero arrestati, processati e rivendicarono a testa alta in un’aula di tribunale il loro gesto. Evidenziando come l’azione diretta distruttiva e l’ipotesi armata, fossero ancora dei fatti tanto reali quanto necessaria la loro rivendicazione da parte degli anarchici.

Dopo dieci anni di carcere, questo 5 maggio 2022, Alfredo ha ricevuto notifica del suo trasferimento dall’“Alta Sicurezza 2” al “41 bis”.

Il 6 luglio 2022, la Corte di Cassazione ha riqualificato l’attacco esplosivo contro la scuola allievi Carabinieri di Fossano del giugno 2006, rivendicato da Rivolta Anonima e Tremenda / Federazione Anarchica Informale, per cui erano imputati i compagni Anna Beniamino e Alfredo Cospito, in “strage politica”, rinviando ad un calcolo peggiorativo della pena che potrebbe anche prevedere l’ergastolo ostativo.

Oggi ancora una volta Alfredo si trova a dar tanto all’anarchismo e a noi tutti, ponendo la sua dignità e le sue posizioni irriducibili persino davanti alla sua stessa condizione fisica con uno sciopero della fame intrapreso dal 20 ottobre 2022 contro il regime 41 bis e l’ergastolo ostativo, il quale andrà avanti ad oltranza, utilizzando il suo corpo come una barricata affinché non passi l’utilizzo del regime 41 bis nei confronti degli anarchici. Sciopero della fame al quale si sono uniti nel tempo anche gli anarchici Juan Sorroche, Ivan Alocco e Anna Beniamino (che in questo momento hanno interrotto).

La situazione attuale da spazio a diverse riflessioni, forti emozioni e tante iniziative di vario genere verificatesi in questi due mesi, iniziative in questi contesti sempre molto importanti, sempre valide e di fondamentale importanza affinché questa battaglia abbia maggior eco possibile, ma la lotta di Alfredo in questo momento diventa anche uno strumento per la critica al regime 41 bis e alla società-carcere in maniera più generale. Ciò che in questo momento dovrebbe prevalere, a mio parere, come componente anarchica rivoluzionaria (internazionale), sono la compostezza, la lucidità e la fermezza che richiede la situazione. Capire cosa fare e come farlo, quali argomentazioni sostenere, ma soprattutto quel che un momento specifico come uno sciopero della fame ad oltranza richiede, per continuare a fare quello che abbiamo fatto fino a ieri e darci l’occasione di farlo anche un domani.

Una considerazione in sintonia con quanto scritto poc’anzi è sicuramente la necessità di uscire dalle maglie di una limitante lotta specifica anti-carceraria, uscendo dal vicolo cieco di una mobilitazione generalista e sensibilista che guardi unicamente al regime 41 bis, saper leggere la fase e cogliere, questa volta, il reale oggetto del contendere partendo dalla costruzione di una solidarietà internazionale, specifica, e una mobilitazione ad personam che impedisca l’assassinio del nostro compagno Alfredo Cospito in una tomba di ferro e cemento, da solo.

Una solidarietà rivoluzionaria che parta innanzitutto dal rivendicare a viso aperto non solamente le generiche pratiche, che dopotutto assumono solamente il carattere di chi le esercita, ma la storia, le idee, le posizioni, le specifiche azioni contestate al nostro compagno e i conseguenti discorsi che le hanno accompagnate. E questo lo dobbiamo gridare, deve essere una prassi questa valida anche per altri processi alle azioni dirette distruttive, perché è uno dei passaggi fondamentali volto a rompere l’isolamento attorno a chi viene arrestato, dimostrando al potere che quelle azioni appartengono a tutti a tutti gli anarchici.

Perché se siamo dalla parte di Alfredo, non è solamente perché la sua situazione attuale tormenta i nostri cuori, ma soprattutto perché è un compagno che ha dedicato la sua vita all’Idea anarchica, che è anche la nostra. Ed è evidente che se non siamo in grado di difendere noi il nostro anarchismo rivoluzionario-nichilista e le sue ragioni, nessun altro potrà mai farlo.

Qualunque discorso, più o meno condivisibile, rischia di rimanere – in questo momento specifico si intende – unicamente sul piano di una solidarietà umana, diluita in una lotta smussata e più generale contro il carcere. In passato la questione 41 bis l’abbiamo affrontata più volte, mettendoci la faccia anche quando non avevamo un compagno anarchico in quel regime, seppur con sbalzi di continuità, e continueremo ad affrontarla anche nel futuro più immediato, se avremmo la capacità di elaborare un ragionamento di più ampio respiro, in prospettiva, su come lo strumento di tale regime detentivo potrà essere applicato a fasce sempre più estese del conflitto sociale.

Ma quel che conta oggi, in questa corsa contro il tempo, è tirare fuori Alfredo da quel regime, ottenere una declassificazione immediata, senza altre condizioni.

Alfredo in tutti questi anni non è mai stato una vittima, e se oggi si trova sottoposto a questo regime è esclusivamente per la volontà da parte del potere di stroncarlo nella sua persona togliendogli i rapporti con ciò che Alfredo per primo ha sempre definito la sua comunità. Non si può escludere inoltre che lo Stato stia cercando di tastare il terreno del “movimento anarchico”, in funzione probabilmente di riuscire a disporre in futuro di questo strumento di annichilimento nei nostri confronti per quel che si è, più per quel che si fa. Potremo inoltre ipotizzare, persino che questo regime possa sostituire definitivamente l’Alta Sorveglianza nel tempo.

Sembra evidente che la finalità che il sistema Stato-Capitale persegue, per mezzo del potere poliziesco-giudiziario, con processi, condanne per terrorismo e disposizione del regime d’annullamento quale il 41 bis, sia l’eliminazione, l’eradicazione e l’isolamento del nemico di classe dichiarato, come ci dimostra anche la situazione a carico dei comunisti rivoluzionari Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma che resistono con una dignità esemplare da ben 17 anni alle tenebre del 41 bis. Tutto ciò ci ricorda con forza quanto la battaglia di Alfredo vada sostenuta anche per loro. Tutto questo, in quanto è parte dell’essere connaturato del sistema poliziesco-giudiziario e della sua legge, non può essere estrapolato da un discorso più ampio relativo al contrasto, da parte dello Stato, nei confronti della lotta rivoluzionaria anarchica contro il sistema Stato-Capitale globale in cui rientra anche l’uso del 41 bis come strumento di coercizione ed estorsione del pentimento, quando nessun elemento del dominio può recuperare individualità e azioni rivoluzionarie, perché è una volontà, la nostra, rivoluzionaria appunto, che supera le sabbie mobili del disorientamento e dell’attendismo. Una volontà che ha la determinazione e la presunzione ottimista di trasformare la realtà, pur mantenendo immutata la tensione nichilista anarchica per cui riteniamo, nonostante non abbiamo mai messo da parte l’idea della rivoluzione sociale, che questo mondo vada demolito cosi come si presenta oggi.

Non a caso in questi termini si collocano a pieno anche le condanne per istigazione a delinquere ricevute in questi anni nei confronti della “Croce Nera Anarchica” e di “RadioAzione” e l’operazione Sibilla nei confronti del giornale anarchico “Vetriolo” e della pubblicazione dell’intervista ad Alfredo Cospito, “Quale internazionale?” [attualmente disponibile nel libro: Alfredo Cospito e molti altri, Quale internazionale?, Edizioni Monte Bove, seconda edizione, novembre 2022, 205 pp.]. In questo senso infatti, possiamo dire che quanto sia stato fatto negli ultimi anni con le nostre pubblicazioni, è stato e continua ad essere di un inestimabile valore perché consente, oggi, agli anarchici di riappropriarsi delle loro idee, di dargli spazio, con l’audacia di sempre, immutabile, con la medesima propensione all’agire nella consapevolezza rivoluzionaria, costruendo l’internazionale.

Fuori Alfredo dal 41 bis!
Contro l’uso del 41 bis nei confronti dei prigionieri rivoluzionari!
Sempre per l’anarchia.

Chiudo questo scritto cogliendo l’occasione per mandare i miei più sinceri e calorosi saluti ai promotori di questa iniziativa, ai compagni tutti che in Grecia continuano a battersi da anni dentro e fuori le galere, augurandovi che l’iniziativa si sviluppi anche al di là delle più rosee aspettative e che sia di stimolo per affinare ulteriori dibattiti armando quel bisogno di libertà che ci contraddistingue.

Omar Nioi
Sardegna, 17 dicembre 2022

[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/01/02/scripta-manent-un-processo-politico-contro-20-anni-di-storia-dellanarchismo-rivoluzionario-intervento-per-liniziativa-svoltasi-ad-atene-il-19-dicembre-2022/]