Presenza solidale in occasione dell’udienza d’appello sulle misure cautelari dell’operazione Scripta Scelera (Genova, 6 settembre 2023)

Presenza solidale in occasione dell’udienza d’appello sulle misure cautelari dell’operazione Scripta Scelera (Genova, 6 settembre 2023)

In seguito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Scripta Scelera, tenutasi il 28 agosto e il cui esito è stato reso noto il 1º settembre, si terrà mercoledì 6 settembre – sempre presso il tribunale di Genova alle ore 09:00 – un’udienza d’appello su richiesta del pubblico ministero Manotti avverso l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Ghio che aveva stabilito le misure cautelari sulla base degli artt. 270 bis e 414 c. p. aggravato dalla finalità di terrorismo per otto compagni e solo per 414 c. p. aggravato per un compagno (mentre per il decimo compagno per cui era stato richiesto l’arresto non è stata stabilita alcuna restrizione). Il PM chiede l’aggravamento della misura (cioè la detenzione in carcere) nei confronti dei nove destinatari delle misure cautelari. Ricordiamo che il tribunale del riesame – pur avendo annullato l’ordinanza del GIP in relazione all’art. 270 bis c. p. – ha confermato tutte le misure cautelari in riferimento agli artt. 414 c. p. con l’aggravante della finalità di terrorismo e 278 c. p. per quattro compagni, all’art 414 c. p. con l’aggravante della finalità di terrorismo per altri quattro compagni e sempre all’art. 414 c. p. non aggravato per un compagno. Qui di seguito il testo di indizione della presenza solidale di mercoledì 6 settembre.

PRESENZA SOLIDALE IN OCCASIONE DELL’UDIENZA D’APPELLO SULLE MISURE CAUTELARI DELL’OPERAZIONE SCRIPTA SCELERA (GENOVA, 6 SETTEMBRE 2023)

Cinque morti sul lavoro in una sola botta creano una ferita profonda nella coscienza di quanti si professano paladini dei diritti. Fra questi finti paladini si annidano gli stessi assassini e complici (politici, imprenditori, sindacati asserviti al padronato, preti che benedicono cadaveri assegnando il premio paradisiaco), lavoratori che accettano tutto passivamente, sperando non tocchi a loro.

Gli esempi dell’ipocrisia dei rappresentanti del potere si ripetono nel tempo ed è vomitevole il “mai più morti sul lavoro” pronunciato da ogni presidente della repubblica italiana nelle ultime decine di anni (Scalfaro, Ciampi, Napolitano – fra l’altro per un’altra strage, quella della Thyssen – e Mattarella che, a sua volta, ne ha seppelliti già a migliaia).

Una domanda sorge spontanea: cosa deve ancora succedere perché si prenda collettivamente coscienza che gli interessi dei padroni sono in antitesi rispetto alle aspettative di migliorare la propria esistenza da parte degli sfruttati? Che di lavoro si morirà sempre se non si sviluppa una spinta verso l’autonomia della nostra classe rispetto a quella degli sfruttatori diretti o collusi?

Perché padroni bravi non ce ne sono! E vivere e pensare da servi, o affidarsi ad intermediari di stato (CGIL, CISL, UIL…) non servirà nemmeno a mantenere diritti e migliorie conquistati, con le lotte, anni addietro, come dimostrano sia la riduzione del personale sia la privatizzazione di tutti i servizi con appalti al massimo ribasso. Nelle ferrovie come ovunque.

Ricordiamo, invece, quando lavoratori coscienti intervenivano quotidianamente, autorganizzati, con scioperi e blocchi indipendenti dalle convocazioni dei vertici sindacali i quali, a loro volta, si guardavano bene dall’intervenire attraverso le ormai collaudate, negli ultimi anni, mediazioni al ribasso (vedi procedure di raffreddamento dei conflitti, sic!).

Sempre dalla stessa parte della medaglia sta la violenza dello Stato nei confronti dei suoi oppositori dichiarati. Si arriva ad appioppare “finalità di terrorismo” a chiunque, anche a chi, semplicemente, scrive su riviste e giornali.

I magistrati genovesi fanno la loro parte, come ormai si sa.

Proprio ultimamente il dottor Manotti ha chiesto 10 arresti in carcere ed ottenuto 4 arresti domiciliari (poi saliti a 5) e 5 obblighi di dimora, sulla base degli artt. 270 bis e 414 c. p. aggravato dalla finalità di terrorismo, contro compagni e compagne che pubblicano il giornale anarchico “Bezmotivny”. Le misure cautelari sono già state confermate, proprio in riferimento all’accusa di istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo. Questa conferma è un modus operandi del tutto INEDITO per quanto riguarda le inchieste contro redattori di periodici.

Si sa bene: l’economia di guerra prevede anche attacchi più mirati e profondi contro il nemico interno. Inutile tornare, per chi già non sappia, sulla vicenda di Alfredo Cospito, come su quelle di lavoratori e lavoratrici attaccati ai picchetti da parte di provocatori pagati, piuttosto che sull’aumento esponenziale dei morti in galera.

Ma la solidarietà di classe può sempre dispiegarsi nelle pratiche internazionaliste autorganizzate che pongano al centro del loro percorso il blocco della produzione, il sabotaggio della guerra, la lotta alla repressione.

Solidali con i compagni indagati per la diffusione del giornale “Bezmotivny”
ci incontriamo mercoledì 6 settembre alle 09:00
davanti al palazzo di giustizia di Genova
dove si svolgeranno le udienze di riesame richiesto dal pubblico ministero.

spazio di documentazione Il Grimaldello

[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/08/24/no-non-abbiamo-imparato-la-lezione/]