Lettera sulla repressione in Italia
Contributo al dibattito del 24 novembre a Zurigo all’interno della Serata di solidarietà per il processo Brennero e per l’operazione Scripta Scelera contro “Bezmotivny”. Il testo è stato anche letto in alcune trasmissioni di Radio Lora, in versione sintetica e integrale.
LETTERA SULLA REPRESSIONE IN ITALIA
Negli ultimi anni in Italia si respira una sempre maggiore insofferenza nei confronti delle opinioni dissenzienti dalla narrazione dominante. Questa fase è iniziata con la pandemia e prosegue oggi con la propaganda di guerra, dall’Ucraina alla Palestina.
A maggior ragione, la nuova censura si è scatenata con più intensità nei confronti della stampa anarchica, da sempre esecrata in quanto nemica dello Stato. Attraverso l’uso sempre più frequente dell’accusa di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, numerose operazioni repressive hanno portato alla chiusura di siti internet e giornali d’area, ad arresti e misure cautelari.
L’operazione che in un certo senso segna un cambio di passo nelle strategie della controinsurrezione è la cosiddetta operazione Sibilla, scattata nel novembre 2021 con sei misure cautelari di diversa entità, fra cui un nuovo mandato di cattura in carcere per il compagno anarchico Alfredo Cospito già prigioniero da molti anni. Questa nuova indagine – diretta principalmente contro il giornale anarchico “Vetriolo” e la pubblicazione del libro-intervista Quale internazionale?, ma che porterà anche alla chiusura di due siti internet di controinformazione – avrà un ruolo determinante nel trasferimento di Alfredo Cospito in 41 bis.
Nato ufficialmente per impedire ai boss mafiosi di comunicare e dare ordini all’esterno del carcere, il 41 bis è uno strumento di annientamento psicologico e fisico, volto alla distruzione dell’identità del prigioniero al fine di ottenere il suo pentimento e la sua collaborazione, uno strumento che di fatto fa uso della tortura attraverso la tecnica della deprivazione sensoriale. Significativo che la decisione di internare per la prima volta un anarchico al 41 bis, un compagno che peraltro era già in carcere da 10 anni, sia arrivata anche sulla spinta decisiva di una nuova indagine per “istigazione” a carico del compagno.
L’uso sempre più massiccio del reato di “istigazione a delinquere” con l’aggravante delle “finalità di terrorismo” è indubbiamente indicativo di una volontà politica molto precisa da parte dello Stato italiano. In quanto punisce gli scritti e le parole degli anarchici, l’istigazione è un tecnicamente un reato di opinione. Un apparato di polizia che fa ampio uso di un reato di questo genere nei confronti delle opinioni rivoluzionarie si qualifica come uno strumento di guerra volto a tacitare il fronte interno, nel mentre la crisi del capitalismo e le tensioni internazionali si acuiscono.
L’ultima operazione repressiva costruita intorno all’accusa di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo è l’operazione Scripta Scelera, scattata l’8 agosto di quest’anno. L’attività degli inquisitori della DIGOS (la polizia politica italiana) e della magistratura ha messo questa volta la lente di ingrandimento sul giornale anarchico internazionalista “Bezmotivny”.
Il giornale, che usciva ogni due settimane, per oltre due anni ha dato un contributo importante per impegno e qualità nella diffusione delle idee anarchiche e delle pratiche rivoluzionarie. In questi anni il giornale ha pubblicato le rivendicazioni delle azioni anarchiche da tutto il mondo, ha ospitato scritti originali della redazione, ha pubblicato testi provenienti dall’estero e tradotto documenti sulla situazione degli anarchici imprigionati nel mondo, ha pubblicato analisi sulla situazione politica italiana e internazionale, dimostrandosi particolarmente sensibile alle riflessioni sulla lotta di classe e sulla guerra. In particolare nell’ultimo periodo, ha dato un grande sostegno alla lotta di Alfredo Cospito durante il suo sciopero della fame e ha preso una posizione internazionalista intransigente sulla guerra in Ucraina: contro ogni Stato a partire dal nostro, dunque per la sconfitta della NATO e per il disfattismo rivoluzionario. Appare quindi molto chiaro come l’attacco a Bezmotivny si inserisca in una politica di guerra.
Il sostituto procuratore dell’antiterrorismo di Genova, Federico Manotti, aveva chiesto in due occasioni, nei mesi precedenti, dieci arresti in carcere, riuscendo a ottenere infine nove misure cautelari di minore entità: quatto compagni agli arresti domiciliari con severe restrizioni (divieto di comunicare, di telefonare, di navigare su internet, corredati dal braccialetto elettronico per monitorare i movimenti), cinque compagni sottoposti alla misura di obbligo di permanenza nel comune di residenza e di rientro notturno nella propria abitazione dalle 19 alle 7, un compagno rimarrà indagato a piede libero. Non sono mancate in questi mesi le provocazioni da parte della DIGOS: un compagno ha passato le prime notti in carcere in attesa di individuare il domicilio, per un compagno e una compagna originariamente posti all’obbligo di dimora si è avuto l’aggravamento della misura in arresti domiciliari per circa un mese per presunte violazioni delle prescrizioni, un altro compagno agli arresti domiciliari ha visto aggravarsi a sua volta la misura in arresto in carcere – dove ha trascorso anch’egli circa un mese – a causa di presunte violazioni al divieto di comunicazione con l’esterno.
Dopo tre e mesi e mezzo, la situazione è tornata sostanzialmente quella dell’8 agosto.
Non rigettiamo le accuse che ci vengono mosse, al contrario siamo orgogliosi degli sforzi editoriali messi in campo dal movimento anarchico di lingua italiana, del contributo che questo negli anni ha provato a dare alla teoria, all’analisi della congiuntura storica e alle pratiche quotidiane. Ci teniamo però a sottolineare di provare un certo fastidio nel sentire agitato nei nostri confronti il concetto di “istigazione”. L’idea di istigazione sembra rimandare a un qualcosa di pavido, al fatto di essere coloro che spingono gli altri ad agire, piuttosto che farlo in prima persona. In particolare ci teniamo a ribadire che gli anarchici non danno e non ricevono ordini. Se c’è qualcuno che ci istiga a reagire violentemente, questa è la società capitalista e lo Stato, sono le ingiustizie, la guerra, lo sfruttamento, la devastazione ambientale a spingerci alla lotta.
L’Italia storicamente è stata spesso un campo di sperimentazione di nuove pratiche repressive e talvolta persino di inediti regimi autoritari. Il caso più noto è ovviamente l’invenzione del fascismo. Non riteniamo di essere in una situazione analoga a quella del secolo scorso. Pensiamo però che le nuove tecniche repressive messe in prova in Italia, potranno presto o tardi essere esportate nel resto del continente. La lotta di Alfredo Cospito contro il 41 bis ha avuto una importante eco internazionale, soprattutto per il coraggio e la coerenza del compagno, nonché per effetto della radicalità e della diffusione internazionale della mobilitazione a suo sostegno. Ci teniamo però a ricordare che la decisione scellerata di punire il nostro compagno con il 41 bis non è un fatto isolato, ma si inserisce in un clima molto grave di repressione contro l’antagonismo sociale.
Negli ultimi anni in Italia abbiamo avuto studenti giovanissimi tenuti per un anno ai domiciliari per aver contestato la Confindustria, abbiamo avuto delle indagini per “estorsione” nei confronti di alcuni sindacalisti che chiedevano con la lotta degli aumenti salariali, così come stiamo assistendo a un uso sempre più frequente della sorveglianza speciale contro individui considerati refrattari (ricordiamo che la sorveglianza speciale è una misura di polizia che si fonda unicamente sulla personalità del soggetto a cui viene proposta, indipendentemente da reati e processi a suo carico, può durare fino a cinque anni e il periodo di forte limitazione della libertà non è considerato come pena sofferta).
Le inchieste contro la stampa anarchica costruite intorno all’accusa di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo sono un altro, ennesimo, tassello di questa degenerazione autoritaria. Di fronte a tutto questo è importante non fare passi indietro, rispedendo al mittente il monito dello Stato. Intendiamo perseverare con la propaganda anarchica, qualsiasi sia il prezzo che il nemico di classe cercherà di farci pagare. Quando si parla della repressione delle nostre opinioni, non sono possibili passi indietro: il terreno che abbandoneremo oggi, non sarà facile recuperarlo domani. Costruire un argine contro queste misure, anche attraverso la denuncia internazionale di quanto accade in Italia e una mobilitazione adeguata, è una questione di autodifesa collettiva.
un accusato d’istigazione
PDF: Lettera sulla repressione in Italia
[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/12/09/lettera-sulla-repressione-in-italia/]