Una stagione di fuoco: di rivolte e proteste nei centri detentivi italiani. Prima parte
UNA STAGIONE DI FUOCO: di rivolte e proteste nei centri detentivi italiani – Parte 1
“Senza troppo girarci intorno, quello che vi chiediamo è di aiutarci, di rendere trasparenti questi muri, mostrando alla gente i crimini commessi da uno stato che, ipocrita, pretende il rispetto delle leggi che esso stesso vìola sistematicamente restando però impunito.
Vorremmo che tutti e tutte riuscissero a capire che non c’è nulla di rieducativo nel carcere. Vorremmo che si superasse la solita narrazione della prigione che garantisce la sicurezza dei cittadini. È falso.
Il carcere è criminale, criminoso e criminogeno”.
dai Detenuti Liberi di Regina Coeli
I mesi estivi – più dei precedenti dell’ultimo anno – sono stati scanditi da un ciclo di proteste e rivolte che hanno scosso i centri detentivi italiani da nord a sud. L’ultima, la rivolta nel carcere minorile Beccaria di Milano, che per la sua dirompenza buca ogni tipo di canale d’informazione, fa seguito a proteste e rivolte che tra luglio e agosto sono state quasi quotidiane, talvolta altrettanto impattanti e discusse – come quelle avvenute a Torino tra il carcere Lorusso Cutugno e il minorile Ferrante Aporti – talvolta, invece, totalmente silenziate. Abbiamo voluto e provato a raccogliere le lotte di questa stagione di fuoco dei centri detentivi del Bel Paese in una cronistoria. Una cronistoria con tutta probabilità non esaustiva per i limiti delle fonti e per la quantità degli eventi, ma che abbiamo deciso di tracciare per dare una dimensione alla portata delle istanze e delle pratiche con cui detenute e detenuti stanno alzando la testa contro il carcere, i CPR e contro le istituzioni che li riempiono e amministrano. Un punto di partenza per provare a ragionare attorno alla detenzione, a come si stanno evolvendo il discorso e l’intervento pubblico e politico attorno ad essa e a quale ruolo si possa avere qui, “fuori”, tra chi, senza alcuna velleità riformatrice, aspira a vedere macerie di quelle mura.
Le lotte delle persone recluse, le evasioni, il desiderio di libertà ci scaldano il cuore e lo riempiono di coraggio. L’ammutinamento contagioso che si propaga di carcere in CPR (centri di permanenza per il rimpatrio) e viceversa, riesce a contagiare anche il “fuori” e non può non farci interrogare sulle possibilità a nostra disposizione per sostenere queste lotte ed immaginare forme di solidarietà reattive, efficaci e intellegibili. Ovviamente se, da un lato, c’è chi da queste lotte trae spunti di riflessioni per analizzare l’esistente e immaginare in che modo intervenire, dall’altro, non manca e non si fa attendere – in tutta la sua capillarità – l’intervento dello Stato e delle sue articolazioni per limitare spazi di agibilità e soffocare le possibilità di contrastare una realtà sempre più mortifera ed opprimente.
Le dichiarazioni del governo sulla situazione detentivo-carceraria tentano, infatti, di aggirare e manipolare le evidenti tensioni nei centri detentivi, le rivendicazioni di detenuti e detenute, la loro genesi e la loro effettiva portata. Articoli, commenti e opposizioni affrontano superficialmente la questione limitandosi a fare da eco alle istanze di Governo o dei sindacati di polizia, monopolisti delle informazioni che trapelano dalle galere. In parallelo, decreti, pacchetti di legge, circolari e processi, elaborano norme, impartiscono direttive e imbastiscono accuse per ostacolare e stroncare ogni afflato di ribellione dentro e fuori i luoghi di reclusione.
Per chi prova ad osservare cosa rappresenta il carcere in questa società e ad ascoltare il grido di chi lo vive sulla propria pelle, i detenuti e le detenute che si ribellano, assordano le guardie battendo sulle barre che li imprigionano, distruggono impianti di videosorveglianza e infermerie, attaccano le guardie, scioperano, usano il fuoco, salgono sui tetti o tentano di evadere, lo fanno perché la quotidianità detentiva non è accettabile, né sostenibile. “Il carcere è criminale, criminoso e criminogeno”. Non possono passare nel silenzio le morti nelle galere e nei CPR: morti di Stato, che non devono essere silenziate o distorte e delle quali non deve essere taciuta la responsabilità. La responsabilità di un Paese che decide di rinchiudere nelle prigioni le eccedenze e gli inadeguati di una società che sfrutta, impoverisce e marginalizza in modo cannibale.
Non si può non constatare che quanto avvenuto questa estate e continua ad accadere nei centri detentivi penali e amministrativi in Italia, abbia un’intensità e una dimensione che non si riscontravano da diversi anni, ma che comunque non deve e non può sorprendere. La violenza esercitata dal potere sulle persone recluse si compone, infatti, di elementi radicati, strutturali e strutturanti senza i quali non sarebbe possibile parlare di detenzione. I blindi, le sbarre, le guardie e le chiavi, sono solo alcuni di questi elementi, i più visibili e noti. Sarebbe però a dir poco superficiale limitarsi ad essi nel rintracciare gli strumenti afflittivi di cui gli apparati repressivi dispongono e contro i quali si muove la rabbia delle recluse e dei reclusi.
L’architettura del carcere è immaginata per essere una zona grigia distante alla vista della società. Si conforma in una sorta di gerarchia ottica per la quale, quello che avviene all’interno – i pestaggi, la negligenza, gli abusi, le ritorsioni – è noto a chi lo vive, ma ignoto, opaco o distorto all’esterno.
Da qui, una prima forma dell’isolamento, quella dell’invisibilizzazione agli occhi del mondo, che rende possibile, alle istituzioni penitenziarie di agire ogni sorta di sopruso verso chi vive una limitazione della propria libertà. Non a caso, in una delle lettere dei detenuti liberi di Regina Coeli, quello che a gran voce scrivono, è di voler rendere trasparenti le mura del carcere, spezzare l’isolamento.
Questo isolamento, per così dire, strutturale, si affina e si differenzia diventando strumento disciplinante a vari livelli: dall’isolamento punitivo che fa seguito a proteste o rivolte, al fine di annichilire l’individuo e stroncare i legami interni al carcere e talvolta anche quelli esterni – quando esso assume la forma del trasferimento punitivo in altro istituto o centro detentivo – fino al 41 bis: estrema forma di afflittività e tortura del sistema carcerario italiano.
Se l’isolamento, nelle sue differenti forme, è una delle condizioni di possibilità dell’architettura penitenziaria, suo opposto speculare è il sovraffollamento: condizione storicamente intrinseca delle carceri italiane – affrontata a fasi alterne, ma sempre in un ottica di emergenzialità – in grado di esasperare le criticità della vita detentiva e la brutalità della prigione. Nonostante lorsignori Nordio e Tajani, con titoli di giornale a far da eco, parlino del sovraffollamento come di una non-realtà o, più moderatamente – se così si può dire – come di un fattore indipendente dai suicidi, che si alternano al ritmo di uno ogni tre giorni, e dalle proteste che hanno infiammato questa e molte altre estati, le lotte e la rabbia delle persone recluse ci dicono tutt’altro.
Cronistoria delle rivolte e proteste
LUGLIO
2 luglio, CPR di Pian del Lago, Caltanissetta, rivolta con fuoco e sassaiole contro il trattenimento e il rimpatrio.
5 luglio, CPR di Ponte Galeria, Roma, scoppia una rivolta che interessa 4 aree del centro dopo un tentativo di suicidio di un recluso, lancio di lacrimogeni e pestaggi dopo l’intervento di polizia e carabinieri. Diversi feriti tra i reclusi.
7 luglio, carcere di Sollicciano a Firenze, a seguito della morte di un detenuto, scoppia una infuocata protesta in 2 sezioni del carcere, contro condizioni degradanti, sovraffollamento, mancanza dei servizi minimi.
8 luglio, carcere minorile Beccaria, Milano, rivolta con fuoco divampa dalla seconda ala del penitenziario, detenuti evacuati in un altra sezione.
10 luglio, CPR di Gradisca d’Isonzo, una colonna di fumo di alza dall’area blu, adibita alla detenzione in prevalenza di persone deportabili in tempi brevi, perlopiù provenienti dalla Tunisia.
11 luglio, carcere del Coroneo, Trieste, 260 detenuti in un carcere con capienza massima di 150. Rivolta con fuoco, causa gravi danni alla struttura. Scontri con la polizia e rivolta sedata con celere in tenuta antisommossa e lancio di lacrimogeni dentro le sezioni, pestaggi. Diverse persone sono trasportate in ospedale e un detenuto muore.
12 luglio:
carcere di Vercelli, il penitenziario si allaga per via del maltempo e la fatiscenza strutturale. Parte una protesta e diversi detenuti si rifiutano di rientrare delle celle, altri scandiscono battiture. 2 sezioni coinvolte.
carcere di Brissogne, ciclo di proteste e rivolte. Qualcuno tenta di salire sul tetto, lanci di oggetti al di fuori delle sbarre, fuoco. Scontri con la polizia proseguono fino almeno al 16 Luglio;
carcere di Mammagialla a Viterbo, a seguito della morte di un detenuto scoppia una rivolta di circa 50 detenuti che, sebbene fossero stati accerchiati ed isolati dalle altre sezioni, hanno proseguito la rivolta anche con fuoco; lanciati lacrimogeni nella sezione.
14 luglio:
carcere di Castrovillari vicino Cosenza, detenuti si barricano in infermeria e la distruggono.
dal 14 luglio al 15 agosto con cadenza quasi settimanale, proteste nel carcere Lorusso e Cutugno a Torino, il 14 Luglio detenuti si rifiutano di rientrare in cella dal blocco B e divampa il fuoco, scontri con gli agenti; la protesta prosegue nei giorni successivi con 270 detenuti che si rifiutano di rientrare nelle celle, battiture e sciopero del carrello.
18 luglio CPR di Palazzo San Gervasio, Potenza, alcuni detenuti salgono sul tetto per protestare contro le condizioni degradati e disumane del trattenimento: cibo immangiabile a cui vengono aggiunti psicofarmaci per sedare i reclusi.
20 luglio:
carcere Malaspina a Palermo, un gruppo di detenuti ingaggia uno scontro con gli agenti e tenta di impossessarsi delle chiavi.
carcere minorile di Casal del Marmo, Roma, evasione di 3 detenuti.
carcere di Arghillà, Regio Calabria, prende fuoco parte della sezione di isolamento, il 19 luglio un centinaio di detenuti erano stati colpiti da un’intossicazione alimentare dovuta al cibo immangiabile per via delle alte temperature e l’assenza di condizionatori e impianti di areazione.
21 luglio, CPR di Palazzo San Gervasio, Potenza, ancora proteste e persone sul tetto del CPR potentino.
22 luglio, carcere di Gorizia, divampa il fuoco, evacuazione del reparto detentivo 4 detenuti e 6 portachiavi ricoverati per intossicazione.
23 luglio, carcere di Novara, detenuti si barricano usando le brande e usano olio da cucina sui pavimenti per ritardare e ostacolare l’intervento delle guardie. In frantumi l’impianto di illuminazione e videosorveglianza.
24 luglio:
carcere di Venezia, Santa Maria Maggiore, devastata la rotonda, l’ufficio di sorveglianza generale, distrutti computer, registri, scrivanie. Gli incendi portano all’evacuazione della sezione. La protesta sembra essere nata a causa di trasferimenti, sovraffollamento (245 su 159 posti) e per il suicidio di un detenuto avvenuto il 15 luglio.
carcere di Rieti, 400 detenuti (9 sezioni su 10) iniziano una protesta prolungata con rifiuto di rientrate in cella, sezioni aperte anche di notte.
25 luglio:
CPR di Ponte Galeria, divampa il fuoco, vengono sfondati dei cancelli e alcuni detenuti riescono a salire sul tetto. Scontri con la polizia;
carcere Canton Mombello di Brescia, esplode la rabbia, un’intera sezione a ferro e fuoco.
26 luglio:
carcere minorile Beccaria a Milano, rivolta con fuoco in un reparto dell’IPM.
carcere Prato, la Dogaia, nella notte fra il 26 e il 27 luglio alcuni detenuti della prima sezione si barricano e distruggono i neon lasciando al buoi il reparto. La sera del 27 un detenuto si toglie la vita.
carcere di Biella, una stanza del carcere di prende fuoco.
28 luglio, carcere di Velletri, incendi in diverse sezioni, rivolta di 240 detenuti che prosegue per diversi giorni.
29 luglio, carcere di Biella, sette detenuti si rifiutano di rientrare in cella.
AGOSTO
2 agosto:
carcere minorile Ferrante Aporti, Torino, i detenuti prendono il controllo del carcere. Viene presa una radio della polizia, incendi, distrutte celle, l’ufficio della direzione, la sala di controllo della videosorveglianza e un tentativo di evasione di massa, poi sventata.
carcere Lorusso Cutugno, Torino, dopo settimane di sollevazioni nella notte scoppia la rivolta, nel blocco B 400 detenuti prendono il controllo del blocco utilizzando il fuoco.
5 agosto, CPR di Palazzo San Gervasio, Potenza, a seguito della morte di Osama per le botte ricevute e la negligenza sanitaria della gestione, esplode la rabbia di un centinaio di reclusi. Danneggiamento di diversi moduli, fuoco nelle aree.
6 agosto, carcere di Baldenich, Belluno, rivolta che porta alla distruzione degli impianti di videosorveglianza, docce, vetrate, videocitofoni. Danni per migliaia di euro.
7 agosto:
carcere di Campobasso, alcuni reclusi riescono a raggiungere il tetto della casa circondariale a seguito di tensioni.
CPR di Bari, dopo la notizia della morte di Osama nel CPR di Palazzo San Gervasio, 3 detenuti salgono sul tetto. 2 di essi cadono, uno dei due viene trasportato in ospedale con probabili fratture multiple, il secondo viene messo in isolamento per la supposta positività al COVID.
10 agosto, carcere di Siano, Catanzaro, accesa rivolta interessa 2 sezioni, scontri con le guardie e i detenuti si impossessano delle chiavi.
11 agosto, CPR di Gradisca d’Isonzo, due detenuti riesco ad evadere dal lager.
15 agosto:
Battitura nazionale a cui aderiscono diversi detenuti in giro per i penitenziari italiani.
carcere Lorusso e Cutugno, Torino, le detenute della sezione femminile, in solidarietà alla battitura nazionale, inizia uno sciopero del carrello. Mentre nelle sezioni maschili, nel pomeriggio inizia a salire la tensione. Dal blocco B diversi detenuti si rifiutano di rientrare in cella; qualcuno da fuoco ad un materasso, si tenta un’evasione. Nel frattempo la rivolta si allarga al blocco C, i detenuti si barricano in sezione rifiutando di rientrare in cella, gettando olio a terra per rallentare l’intervento degli apparati repressivi; distrutto il sistema di videosorveglianza, gli “arredi” e l’impianto di illuminazione; divampano incendi nella notte;
carcere di Pescara, divampa il fuoco in una cella che rimane totalmente inagibile, scontri con le guardie.
16 agosto, IPM di Casal del Marmo, Roma, distrutti molti arredi del minorile, scontri con le guardie durati fino alle 21; nella serata i detenuti si rifiutano di assumere la terapia psicofarmacologica, lanciando frutta a medici e infermieri, altresì rifiutandosi di rientrare in cella.
17 agosto:
carcere di Bari, una trentina di detenuti si rifiutano di rientrare in cella, si impossessano delle chiavi e aprono la cella di un altro detenuto, rissa con alcune guardie e sequestro di un’infermiera; a seguito della protesta i detenuti in questione sono stati trasferiti.
carcere di Regina Coeli, Roma, iniziano 2 giorni di rivolta che coinvolge inizialmente 200 detenuti della terza sezione; vetri in frantumi, serrature delle celle rotte, corridoio allagato e fuoco nella sezione; l’indomani la sommossa continua con ancor più forza, altri roghi si appiccano.
carcere di Siano, Catanzaro, un detenuto sale sul tetto in segno di protesta.
carcere di Imperia, fuoco in una cella.
19 agosto:
carcere Lorusso e Cutugno, Torino, i componenti del Consiglio di disciplina incaricati di elargire alcune sanzioni disciplinari nei confronti di un paio di detenuti del blocco A, passano “5 minuti di paura”; distrutto arredo dell’ufficio (computer, tavoli, libreria, ventilatore – perché le guardie stanno al fresco); componenti del consiglio barricati nella stanza mentre i detenuti venivano sedati.
carcere di Castrovillari, rivolta infuocata, evacuate due sezioni; è la seconda rivolta del mese, la prima non è dato sapere esattamente quando sia avvenuta.
carcere della Dozza, Bologna, scontri con alcuni agenti.
IPM del Pratello, Bologna, battitura molto intensa proseguita per alcune ore.
IPM Beccaria, Milano, nella notte fra il 19 e il 20 agosto, a seguito della mancata assistenza sanitaria di un detenuto, viene incendiato un materasso, dopo gli scontri con qualche agente, alcuni detenuti si impossessano delle chiavi e viene tentata l’evasione di massa. A seguito delle proteste qualcuno viene trasferito nello specifico al Pratello.
20 agosto, IPM del Pratello, Bologna, un detenuto – e qualche solidale – si oppone ardentemente all’ennesimo trasferimento che stava subendo nel giro di neanche un giorno, scontro con alcune guardie e danneggiata una stanza del minorile.
22 agosto, rintracciato detenuto evaso il 22 giugno dal carcere di Bollate, Milano; riesce ancora a scappare e resta tutt’ora irreperibile.
23 agosto:
carcere di Argillà, Reggio Calabria, scontri con la penitenziaria e detenuti asserragliati in sezione, ingenti danni alla struttura.
carcere di Marassi, Genova, il piano terra e il primo piano della sesta sezione del penitenziario sono barricati; durante gli scontri, dell’olio bollente cade a terra e rallenta l’intervento delle guardie. Il fuoco ha divampato e alcune celle sono rimaste distrutte, come anche l’impianto di illuminazione.
25 agosto:
CPR di Ponte Galeria, si alza una colonna di fumo dalla sezione maschile.
IPM Beccaria, Milano, più o meno in queste giornate (non è dato sapere esattamente quando) un detenuto evade non rientrando dalle attività svolte fuori dal carcere. Il 28 agosto viene rintracciato in Liguria e nuovamente arrestato.
carcere di Bergamo, un detenuto sale sul tetto mentre nelle sezioni alcuni materassi vanno in fiamme.
carcere di Palermo, Pagliarelli, per opporsi alle perquisizioni, 50 detenuti portano avanti una protesta da mezzanotte alle 3 di notte circa, battiture, gettata acqua e sapone in sezione, lenzuola e carta in fiamme.
26 agosto:
carcere di Palermo, Pagliarelli, dalle 13:30 per tutta la notte fino alla mattinata del 27 agosto, 3 detenuti salgono sul tetto del carcere per chiedere il trasferimento.
carcere di Porto Azzurro, Isola d’Elba, un detenuto in protesta contro la decisione del magistrato di sorveglianza di escluderlo dall’accesso alla liberazione anticipata per via di alcuni rapporti disciplinari, sale sul tetto/si appende ad una grata a 20 metri di altezza, circa alle 14:30 e ci resta tutta la notte.
27 agosto:
carcere della Dozza, Bologna, danneggiato impianto di videosorveglianza e, a seguito del suo trasporto coatto di un detenuto in infermeria (probabilmente in vista di una sedazione forzata), vengono danneggiati i sanitari della stanza.
carcere di Bollate, Milano, un detenuto scrive una lettera e indice 7 giorni di protesta nazionale, con la richiesta di una visita congiunta del Ministro del Presidente della Corte Costituzionale e del Garante dei detenuti. La protesta prevede una battitura di 30 minuti dalle 12 alle 12:30, rifiuto di uscire dalle celle, sciopero del carrello, sciopero dello spesino, rifiuto di medicinali non prescritti.
carcere di Ivrea, un detenuto tenta l’evasione.
carcere Pietro Cerulli, Trapani, un detenuto protesta salendo sul tetto del reparto Tirreno per richiedere il suo trasferimento.
carcere di Sabbione, Terni, un detenuto si rifiuta di rientrare il cella.
28 agosto, carcere del Cerialdo, Cuneo, un detenuto sale sul tetto in segno di protesta, chiedendo di essere trasferito.
30 agosto, carcere di Regina Coeli, Roma, forte protesta nella prima sezione, danneggiato il secondo piano, divelte telecamere, controsoffitto in cartongesso, bombolette del gas scoppiate, lanci di spazzatura, pezzi di ferro e estintori svuotati.
31 agosto, IPM Beccaria, Milano, nella notte fra il 31 agosto e l’1 settembre, scoppia un rivolta che coinvolge tutti i detenuti del minorile; incendi nelle celle, durante l’evacuazione i detenuti riesco a raggiungere la portineria, tentata evasione di massa; qualcuno annoda lenzuola e 4 persone evadono (rintracciate la stessa notte); 8 detenuti feriti.
SETTEMBRE
2 settembre:
IPM Fornelli, Bari, inizia un ciclo di diversi giorni di rivolta, tensione alta, fuoco nelle sezioni;
carcere di Frosinone, a seguito della morte di un detenuto, nella notte fra il 2 e il 3 settembre, scoppia una rivolta, vetri infranti e ambienti allagati.
carcere Lorusso e Cutugno, Torino, dal blocco B, in particolare nella prima, seconda, terza e quarta sezione, i detenuti si rifiutano di rientrare in cella. Riescono a raggiungere la rotonda chiedendo di parlarle con il direttore
carcere di Biella, detenuti riescono a uscire nelle sezioni e ci restano per diverse ore.
3 settembre, carcere di Ivrea, forti proteste nel primo e terzo piano del reparto di isolamento, distrutta una cabina telefonica, neon, scontri con gli agenti, battiture. Contemporaneamente nel primo e terzo piano destro, inizia una forte battitura, fuoco ai cuscini, diversi arredi distrutti, scontri con gli agenti. Rivolta continuata fino alle 2:30 di notte.
[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/09/06/una-stagione-di-fuoco-di-rivolte-e-proteste-nei-centri-detentivi-italiani-prima-parte/ | Pubblicato originariamente in https://nocprtorino.noblogs.org/post/2024/09/05/una-stagione-di-fuoco-di-rivolte-e-proteste-nei-centri-detentivi-italiani-parte-1/]