Chiudiamo la porta. Publicación Refractario giunge al termine (Febbraio 2024)
Dopo più di una decade, Publicación Refractario giunge al termine, e con ciò chiudiamo la porta di questo progetto.
Abbiamo rimandato queste ultime parole e la necessaria chiusura di questo progetto, pensando di riprenderlo o di dargli un nuovo formato, ma ormai è diventato imperativo lasciare qualche parola accanto alla porta prima di chiudere. Un progetto costruito con tanto impegno e affetto merita una chiusura dignitosa.
Nel luglio 2012 abbiamo avviato questo progetto controinformativo. Abbiamo realizzato una materialità cartacea che è durata otto numeri (dal 2012 al 2014), oltre alla pubblicazione di cinque numeri speciali. Il cuore del nostro progetto è stato senza dubbio la pagina web. In essa confluivano diverse dimensioni della sfera anti-carceraria: notizie, contingenze, appelli, propaganda, riflessioni, materiale di interesse, memoria e informazioni pratiche.
Nel corso di 11 anni il progetto ha funzionato, superando di gran lunga gli obiettivi iniziali. Abbiamo mantenuto il ritmo di pubblicazione, lo spazio per la riflessione e le posizioni in diversi momenti. Al contempo il contributo dei compagni che hanno tradotto testi, inviato comunicati e alimentato discussioni informali all’interno del movimento anarchico hanno reso Refractario uno strumento utile, attuale e attivo.
Durante questo periodo abbiamo gioito per la liberazione di diversi compagni dal carcere, abbiamo seguito i processi di molti di loro e abbiamo mantenuto una forte agitazione solidale con molti di coloro che sono ancora dietro le sbarre. Diverse campagne sono riuscite a internazionalizzarsi grazie a progetti come questo, che ci hanno permesso di informare, diffondere e rendere visibile l’urgenza ad altre latitudini. L’intenzione è sempre stata quella di trasformarci in uno spazio dove trovare informazioni precise, oltre che aprire la discussione a tante questioni che negli ultimi anni hanno messo a dura prova gli ambienti antiautoritari legati al carcere, ai processi e alla repressione.
Alla fine di gennaio 2006, la pagina web di controinformazione “Palabras de Guerra” [Parole di Guerra] si è congedata, muovendo una critica anticipata al ritmo con cui il mondo virtuale cominciava a muoversi in quel periodo. Evidenziamo alcune delle ragioni che hanno portato alla sua chiusura, espresse nel comunicato di chiusura:
– Un volume eccessivo di informazioni per lo più superflue, riflesso della società occidentale dell’eccesso.
– Ritmi di pubblicazione accelerati, in contrasto con i ritmi naturali.
– Un’immediatezza che genera la necessità di essere costantemente informati.
– La comparsa di un soggetto rivoluzionario la cui militanza si basa principalmente su Internet.
(Il testo integrale è ancora disponibile qui)
Questa critica e questa accortezza ci hanno sempre accompagnato nei vari progetti di controinformazione virtuale a cui abbiamo partecipato, sostenuto, collaborato o rilanciato. Ma è evidente che negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a una vera e propria centrifuga per quanto riguarda gli stessi punti già sollevati dai compagni anni fa.
La pandemia è stata la materializzazione di un logorìo che durava da quasi un anno per quanto riguarda l’uso della nostra pagina web. L’utilizzo massiccio dei social network, in particolare della piattaforma Instagram, a scapito delle pagine web per l’informazione e il “dibattito” all’interno del movimento anarchico, è stato cementato, rafforzato e potenziato in maniera esponenziale.
A causa della natura stessa della piattaforma e dei suoi schemi di pubblicazione, gli argomenti esposti dai compagni di “Palabras de Guerra” hanno raggiunto livelli ridicoli e assurdi. Ci troviamo di fronte a una quantità di informazioni impossibile da digerire, che cambia non solo di giorno in giorno, ma di ora in ora. Allo stesso tempo, la necessità di entrare in questo ritmo mantiene un ritmo frenetico di pubblicazione in cui ciò che è rilevante si perde in un mare di informazioni che noi stessi creiamo.
È proprio questa dinamica che impedisce ulteriori riflessioni e dibattiti e che, addirittura, rende impossibile la traduzione e la trascrizione dei testi (utilizzando come modello i testi convertiti in immagini), portando in alcuni casi alla produzione di testi più corti per adattarli a una dimensione limitata. La modalità nega l’archiviazione e la ricercabilità del materiale pubblicato in passato, ma è lì, funzionante e in un modo o nell’altro “collega” molti compagni. Appelli, notizie urgenti, titoli e alcuni comunicati sono ormai diffusi quasi esclusivamente attraverso questi canali. Abbiamo provato anche noi, ad esempio, come Refractario, ad affacciarci a questo format, ma non ci siamo riusciti proprio per l’impossibilità di sviluppare riflessioni o condividere testi che andassero oltre questi limiti. Semplicemente non erano compatibili.
Ci rendiamo conto che questi problemi non riguardano solo il nostro progetto, ma anche diverse pagine web e progetti di controinformazione che hanno chiuso o sono caduti in disuso. Anche la scarsità o l’assenza di giornali fisici ci dà un indizio del problema. Se questo andasse di pari passo con la proliferazione di spazi fisici, incontri reali, dibattiti, non sarebbe così preoccupante come lo scenario di decadenza in cui si trovano gli ambienti anarchici. La ripetizione di slogan, l’assenza di risposta agli assalti repressivi, l’indifferenza per ciò che accade al di fuori della cerchia dei conoscenti, l’identitarismo e lo stile di vita inteso come lotta si completano con l’immagine/estetica dei cappucci e del fuoco fine a se stesso. Rafforzare l’internazionalismo, elaborare riflessioni, prospettive di lotta, progettare nuove offensive, tessere reti cospirative, educarsi politicamente in modo permanente sono elementi indispensabili quando si tratta di armarsi nella guerra sociale. Aspetti che invece sono affogati nelle richieste riformiste, nelle lamentele, nella posa da teppisti e in un esiguo spazio di approfondimento politico.
Lasciamo per iscritto la nostra attuale visione dell’ambiente anarchico post-rivolta e il declino pratico in cui – tra gli altri progetti – è caduta la nostra pagina, affinché forse in altri anni, in un altro territorio, possa servire come esperienza di apprendimento. Questo scenario non ci demotiva in alcun modo, ma crediamo che sia necessario valutare il presente con senso della realtà per approfondire e qualificare i percorsi di negazione su questo mondo. Dove ci informiamo? Dove creiamo dibattiti? Come dialoghiamo tra compagni che non si conoscono? Dove riflettiamo? Dove prendiamo iniziativa senza contingenze?
Oggi Refractario si conclude. Ma questo non è stato il primo progetto contro il carcere e non sarà certamente l’ultimo. Oggi abbiamo deciso di dare sepoltura a questo progetto e di non lasciarlo né aperto, né alla deriva. La pagina rimarrà finché il mondo virtuale lo consentirà per chi vorrà consultare l’abbondante archivio che vi esiste. Nello zaino dell’esperienza rimangono tutte le comunicazioni e le connessioni forgiate a livello internazionale, i dibattiti esposti e accesi che hanno permesso di collocare e alimentare il mondo anarchico.
Il nostro contributo ha cercato di sottrarsi alla solidarietà acritica, di eludere gli spazi della carità e di rifiutare la disinformazione che di solito abbonda nella realtà dei prigionieri (quando è finito in carcere? Di cosa è accusato? A quanto è stato condannato? Dov’è? È già uscito?), rilanciando quella prospettiva che considera i prigionieri della guerra sociale come quei compagni che ci mancano per strada, rifiutando quindi ogni figura eroica o intoccabile, parlando con loro, dialogando, avanzando proposte o discutendo.
Prima di concludere, non dimentichiamo la situazione di emergenza in cui versa il compagno Marcelo Villarroel, condannato dalla giustizia militare; la lunga pena che sta scontando il compagno Juan Aliste; l’isolamento a cui è sottoposto il compagno anarchico Alfredo Cospito in Italia o la recente condanna all’ergastolo del compagno anarchico Francisco Solar, che si è scagliato contro i potenti e i repressori.
Infine, invitiamo a rafforzare tutti i progetti di controinformazione che riescono caparbiamente a resistere nel tempo, come Informativo Anarquista. Solo con il sostegno e il contributo di tutti noi diventano strumenti utili.
Nulla è finito, tutto continua.
“Noi non rinunciamo ai nostri compagni prigionieri. La nostra solidarietà offensiva è la vendetta per la loro prigionia. Questo non significa identificarsi con le loro idee. I prigionieri non sono né idoli sacri né simboli della lotta, ma sono quelli che mancano al nostro fianco”
Cospirazione delle Cellule di Fuoco
“La vita è una lotta costante, è superare la monotonia e la staticità”
Mauricio Morales
Refractario, febbraio 2024
[Ricevuto via mail, tradotto e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/02/29/chiudiamo-la-porta-publicacion-refractario-giunge-al-termine-febbraio-2024/]