Luca Dolce detto Stecco: Lettera dal carcere di Sanremo
25/12/2023
Carcere di Sanremo
Questo scritto non è un comunicato. Qui non vi leggerete riflessioni sul mio arresto o riguardo a questa nuova esperienza carceraria, o su altre questioni politiche. Esse arriveranno al momento opportuno, cioè quando riterrò sedimentate alcune faccende personali, e alcune riflessioni che stanno maturando in questi primi mesi di detenzione.
Questo umile scritto ha il semplice scopo – per me doveroso – di ringraziare, salutare, e di portare solidarietà anche da dentro queste mura.
Ho atteso un poco prima di decidermi nel mettere giù queste mie parole, anche se la decisione di metterle su carta era già stata presa la sera del 4 dicembre, giorno dell’udienza al Tribunale di Imperia, per il documento falso trovatomi addosso il giorno cui la mia esperienza di latitante è stata fermata da un gruppo operativo dei Nocs.
Quel giorno al tribunale, mentre ero nel gabbione, l’avvocato mi ha annunciato della scomparsa di mia madre. Non è mio interesse raccontare questioni diciamo personali, bensì voglio raccontare – questo sì – della presenza dei compagni e compagne in aula, della loro vicinanza, della loro forza, e dell’ennesima prova di solidarietà. Ma anche dei compagni e compagne che al suo funerale hanno deposto dei fiori, facendomi così partecipe, con questo gesto, ad un momento importante della mia vita, a cui, per mia pregressa decisione, avevo deciso di non partecipare. Questi gesti, assieme alla mole di parole di vicinanza che mi arrivano per lettera, ad alcune azioni di solidarietà, è qualcosa di difficile descrizione riguardo a quello che provo, sono fatti che mi riempiono di orgoglio e di determinazione. È una consapevolezza che mi accompagna da anni, l’esistenza della solidarietà tra compagni e compagne, tra sfruttati e sfruttate, esiste, è palpabile, essa va al di là del singolo, della mia situazione specifica, questa ha poca importanza davanti alle responsabilità nel continuare la lotta, davanti alle necessità storiche di innescare la rivoluzione sociale.
Io sono solo un umile compagno che prova a mettere tutto quello che ha a disposizione per raggiungere i più alti fini di libertà ed emancipazione per tutti e tutte. Per questo non sono abbattuto nel trovarmi in questo luogo, perché sono in mezzo agli ultimi, agli esclusi, a chi appartiene a questa classe sfruttata. In mezzo a loro, indipendentemente dalle differenze e contraddizioni, continuo a portare il mio contributo alla lotta, alla presa di coscienza. Lo Stato un’altra volta sta fallendo nel provare a spezzare la nostra solidarietà, i nostri legami politici, affettivi amicali, e in primis quelli di affinità. Un’unione su cui non ho dubbi riguardo alla tenuta, nella sua consistenza e presenza, in cui ripongo tutta la mia fiducia ed energie. Un’unione che so che tutti assieme terremo salda nel prossimo futuro, visto che siamo consapevoli che qui in Italia molti di noi finiranno nelle maglie repressive per la conclusione di vari processi.
Anni che affronteremo con dignità, dove ognuno di noi sarà sostegno l’uno dell’altro, dove questo tempo non sarà vissuto passivamente, ma attivamente, per continuare la nostra battaglia per i nostri ideali, per un’idea di giustizia e libertà, un’idea che si chiama Anarchia.
Tutte queste certezze ho percepito in aula. Tutte le nostre difficoltà, tutti gli ostacoli che abbiamo attorno in questa fase storica possono essere superati con la forza di volontà, nello studio, nell’unione.
Purtroppo quattro giorni dopo ho saputo della scomparsa del compagno anarchico Alfredo Maria Bonanno. È stato un altro momento per confrontarmi con il dolore, perché assieme a tanti altri compagni e compagne abbiamo avuto modo di leggere le sue parole, confrontarsi con la sua personalità, per alcuni e alcune l’aver potuto agire assieme a lui nel corso della sua vita dedicata alla lotta, a un ideale.
Un compagno verso il quale ho un senso di gratitudine per la mia formazione ideale e politica.
Mi ritengo fortunato di aver potuto, assieme ad altri, organizzare con lui i comizi anarchici nell’inverno 2021 a Trieste. Comizi in cui aveva voluto presenti dei grandi drappi neri, simbolo della nostra rivolta anarchica, drappi che oggi innalziamo per la sua dipartita.
Ho fresche nella memoria le discussioni con lui prima di partire latitante, davanti ad un piatto di pasta in un’osteria, e potermi stupire ancora della sua forza, determinazione, lucidità.
Colgo quest’occasione per portare il mio cordoglio alla sua famiglia, ai suoi affetti, e ai compagni e compagne delle edizioni Anarchismo.
Concludo dicendo che:
– Saluto con viva forza il coraggio e la determinazione dei compagni Francisco Solar e Mónica Caballero, che il 7 dicembre sono stati condannati dallo Stato cileno;
– Porto la mia vicinanza ai comuneri mapuche della CAM condannati recentemente dallo Stato cileno, e a quelli che nei prossimi mesi subiranno la repressione dei tribunali per la loro giusta resistenza;
– Saluto Gabriele, Tobias, e Ilaria, arrestati dallo Stato ungherese. Buona fuga a chi si sta sottraendo dalla morsa delle manette, così facendo dimostrano che le strade della libertà sono sempre aperte;
– Ringrazio i compagni e le compagne greci, sia per la loro dignità nell’affrontare la repressione, sia per tener viva la memoria rivoluzionaria, ma soprattutto per il loro continuo contributo analitico utile a tutto il movimento rivoluzionario;
– Ringrazio i compagni bielorussi nel loro trasmettere parole coraggiose dalle galere del regime di Lukaschenko in questi anni di guerra. Solidarietà a tutti i disertori di ogni guerra e di ogni nazione;
– Mando forza al compagno francese Boris per un suo miglioramento di salute;
– Libertà immediata per i prigionieri Giannis Michailidis [a giugno il compagno è stato scarcerato a seguito di uno sciopero della fame di 33 giorni, con gli ultimi tre giorni anche in sciopero della sete, ndt] e Nikos Maziotis in Grecia, a Marcelo Villarroel in Cile, a Claudio Lavazza in Francia;
– Auguro buona libertà e ritorno dai propri affetti dopo tanti anni di galera a Pola Roupa, Thomas Meyer Falk, Gabriel Pombo da Silva e a Davide Delogu, anche se ancora ristretto agli arresti domiciliari;
– Saluto Anna, Poza, Nasci, Rupert, Dayvid, Zac, Saverio, Paska, Stefano, Juan, rinchiusi assieme a me nelle patrie galere di questo Stato. A Sasha ristretta agli arresti domiciliari;
– Mi unisco a voi fuori con quello slogan che in tanti e tante avete urlato negli scorsi mesi: “Fuori Alfredo dal 41bis”. Un abbraccio particolare a lui. Fuori tutti e tutte da quel regime detentivo;
– Per ultimo, con il dolore nel cuore, mando un saluto a pugno chiuso al compagno palestinese Georges Abdallah [il compagno è un comunista rivoluzionario e combattente antisionista di origini libanesi, ndt], contro cui ad aprile si terrà al tribunale di Trieste un processo per la storia della sua resistenza al regime sionista di Israele. Per una Palestina libera da Stati, padroni e da qualsiasi autorità.
Sempre per l’anarchia e la rivoluzione sociale!
Libertà per tutti e tutte!
Luca Dolce detto Stecco
[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/01/17/luca-dolce-detto-stecco-lettera-dal-carcere-di-sanremo/]