Finché ogni prigione non sarà abbattuta. Sempre con l’anarchia. Documento dell’Assemblea Aperta degli Anarchici per l’iniziativa in solidarietà con Alfredo Cospito davanti all’Ambasciata d’Italia (Atene, Grecia, 16 febbraio 2023)

Finché ogni prigione non sarà abbattuta. Sempre con l’anarchia. Documento dell’Assemblea Aperta degli Anarchici per l’iniziativa in solidarietà con Alfredo Cospito davanti all’Ambasciata d’Italia (Atene, Grecia, 16 febbraio 2023)

Pubblichiamo “Finché ogni prigione non sarà abbattuta. Sempre con l’anarchia”, l’indizione per l’iniziativa del 16 febbraio davanti all’Ambasciata italiana ad Atene in solidarietà con l’anarchico Alfredo Cospito in sciopero della fame ad oltranza. L’enorme movimento di solidarietà internazionale che si è manifestato in questi mesi è la prova di come all’isolamento e alla censura dello Stato e delle sue carceri opporremo sempre la tenacia e la coerenza delle nostre idee e pratiche. Questo testo e l’iniziativa dell’Assemblea Aperta degli Anarchici, riaffermando la prospettiva della solidarietà rivoluzionaria internazionale, sono un ulteriore contributo in tal senso.

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FINCHÉ OGNI PRIGIONE NON SARÀ ABBATTUTA. SEMPRE CON L’ANARCHIA

Perché per chi ama la vita, reagire quando viene trasformata in sopravvivenza è un atto dovuto.
— Anna Beniamino, “Dichiarazione di inizio dello sciopero della fame”, 7 novembre 2022

Alfredo Cospito, anarchico prigioniero condannato per il reato “strage” nel processo “Scripta Manent” – un’accusa riguardante il duplice attentato esplosivo contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, rivendicato da Rivolta Anonima e Tremenda / Federazione Anarchica Informale (RAT/FAI) – è in sciopero della fame contro il regime detentivo del 41 bis e l’ergastolo ostativo a partire dal 20 ottobre, quando si trovava recluso nel carcere di Bancali, a Sassari, in Sardegna. Dal 5 maggio, e dopo dieci anni di carcere, lo Stato ha scelto di rafforzare l’isolamento del compagno (che fino ad allora aveva contribuito significativamente al dibattito tra anarchici con lettere, articoli e interventi) attraverso il regime detentivo previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario italiano (il carcere duro), una legge-abominio che, in sostanza, riqualifica la reclusione in una forma di isolamento speciale anche sul piano intellettuale e sensoriale. Si tratta di una morsa soffocante che azzera quasi del tutto le comunicazioni e i contatti con il mondo esterno, una tortura di annientamento psicosomatico contro i militanti al fine di costringerli al “pentimento” politico.

Inoltre, lo scopo di questo regime è quello di creare una barriera al dialogo rivoluzionario-antiautoritario tra compagni all’interno e all’esterno delle carceri. La censura sistematica e il tentativo di annientare l’esistenza stessa dei prigionieri politici rivelano i denti della democrazia e la paura delle forze autoritarie nei confronti di coloro che portano e diffondono il seme della rivolta e dell’attacco per la demolizione del mondo dello Stato e del capitale.

Alfredo Cospito, continuatore del discorso e della pratica anarchica, alza lo scudo dello sciopero della fame per respingere la vendicatività dell’apparato statale. Lo Stato italiano, con le sue pratiche fasciste – attraverso le ultime elezioni e non solo –, ha una lunga storia di tensione conflittuale con gli anarchici, suoi nemici che nel corso degli anni hanno avuto processi e indagini per le proprie azioni e convinzioni, anche a costo della morte.

Nello stesso regime di annientamento si trovano reclusi anche tre prigionieri politici, membri delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente (BR-PCC) arrestati nel 2003, Nadia Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi, mentre Diana Blefari – anch’essa membro delle BR-PCC e a lungo prigioniera nell’isolamento del regime del 41 bis – si è suicidata nel 2009.

Con l’approvazione del nuovo Codice Penale e con quella ancor più recente del nuovo Codice Penitenziario da parte dello Stato greco, le carceri o i reparti di “massima sicurezza” hanno ora come finalità una “maggiore sorveglianza” dei detenuti “indisciplinati”, a parte, ovviamente, i prigionieri politici, condannati con il principale strumento giuridico controrivoluzionario per eccellenza applicato alla guerriglia, il 187A; tutto ciò a sette anni di distanza dall’abolizione delle carceri di tipo C grazie alla lotta intrapresa con lo sciopero della fame da parte dei prigionieri politici di allora. Quest’ultimo sviluppo nell’arsenale giuridico dello Stato non è altro che una tendenza ad assolutizzare le condizioni di detenzione nelle carceri, ponendo anche una regolamentazione alla reclusione sociale con la sorveglianza e il controllo al di fuori dei confini del carcere e aprendo una seria possibilità all’introduzione di modelli di isolamento e tortura (simili al 41 bis) anche nelle carceri elleniche. I prigionieri delle carceri di Korydallos e Domokos sono ancora impegnati in mobilitazioni di resistenza contro il nuovo e ulteriormente autoritario Codice Penitenziario.

Va notato che in Turchia – anch’essa un paese vicino alla Grecia – le carceri di tipo F, con il loro regime di tortura e isolamento per i combattenti, sono in vigore dal 2000. Il 23 agosto i prigionieri politici sono stati trasferiti dalle carceri della Turchia e del Kurdistan settentrionale al carcere di massima sicurezza di Ereğli, a Ikonio, lontano dai propri parenti. A Ikonio i prigionieri sono stati posti in celle di isolamento, con il divieto di comunicazione e di colloqui per un mese.

Il numero dei prigionieri sequestrati nelle celle di isolamento è salito a 40 nei mesi successivi. I 40 detenuti del carcere di massima sicurezza di Ereğli hanno iniziato il 4 ottobre uno “sciopero della fame a rotazione”, a tempo indeterminato, contro le crescenti violazioni e le gravi condizioni di isolamento, mentre uno di loro, il prigioniero politico Yakup Brukanlı, di Rojhilat, ha dato fuoco al proprio corpo il 28 ottobre, difendendo la propria dignità contro le dure condizioni di isolamento. Per quanto riguarda le ragioni del suo gesto, Brukanlı scrive in una lettera: «Quando tutti si sono tappati le orecchie e hanno taciuto su questo atto arbitrario illegale, sono giunto alla conclusione che l’autoimmolazione è il modo per rompere questo silenzio. L’uomo è un essere vivente con una propria identità e i propri valori sociali. Senza questi, non è possibile parlare della società e dell’esistenza umana. Questa condizione è legata allo stato di coscienza. […] A mio avviso, ogni persona che dice “io sono io” dovrebbe proteggere la propria identità, socialità e dignità da ogni tipo di attacco». Allo stesso modo, i prigionieri del carcere di massima sicurezza di Dumlu numero 1 hanno a loro volta iniziato uno “sciopero della fame a rotazione” dal 9 novembre, contro le pratiche di tortura, mentre Ramazan Kaya nel carcere di tipo H di Erzurum, ha iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato contro le violazioni.

Creare reti di solidarietà con i paesi vicini e rafforzare la solidarietà internazionalista in ogni direzione. Non è un caso che anche in Grecia gli ultimi due anni siano stati caratterizzati da grandi scioperi della fame intrapresi da parte dei prigionieri politici. La solidarietà costituisce il substrato di ogni sforzo di internazionalizzazione delle lotte degli oppressi e, su questa base, la necessità di una solidarietà rivoluzionaria internazionale organica costituisce un progetto delle nostre lotte nel qui ed ora, per la distruzione dell’esistente e la creazione di comunità libere e senza autorità.

Il compagno Alfredo, in passato obiettore totale alla leva militare, si è assunto la responsabilità della gambizzazione (avvenuta il 7 maggio 2012 a Genova), con il Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI-FRI), di Roberto Adinolfi, dirigente e amministratore delegato della società di morte nucleare Ansaldo Nucleare.

Lo Stato intende uccidere ancora una volta, per imporre il proprio potere attraverso la coercizione al pentimento. Il compagno Alfredo, attraverso i suoi avvocati, ha avuto cura di firmare fin dall’inizio dello sciopero della fame una dichiarazione in cui rifiuta a tutti i costi la “rianimazione” o l’alimentazione forzata, poiché il suo sciopero della fame è fino alla morte o alla revoca del regime di annientamento del 41 bis.

La lotta di Alfredo contro il regime di isolamento e l’annientamento dei prigionieri è una lotta di tutti noi.

Al fianco di Alfredo Cospito sono stati in sciopero della fame gli anarchici prigionieri Juan Sorroche nel carcere di Terni, Ivan Alocco nel carcere di Villepinte in Francia e Anna Beniamino nel carcere di Rebibbia a Roma.

Il compagno Alfredo ha superato i 110 giorni di sciopero della fame, con un calo di peso di almeno 45 kg, danni permanenti agli organi vitali e senza più assumere integratori alimentari; è stato trasferito nel reparto del Servizio di Assistenza Intensificata (SAI) del carcere di Opera, a Milano, dove è presente una sezione per i detenuti sottoposti al regime di annientamento del 41 bis, e da lì, successivamente, all’ospedale San Paolo, in una delle stanze riservate ai detenuti in 41 bis all’interno del reparto di medicina penitenziaria. Allo stesso tempo si intensificano le manifestazioni di protesta e gli scontri nelle strade delle città italiane, evidenziando la dimensione sociale della lotta contro l’annientamento omicida del sistema penitenziario, che sembra diffondere la propria ristrutturazione su scala globale.

Che la nostra solidarietà e la nostra autodifesa collettiva contro i piani di prigionia e di saccheggio delle nostre vite siano universali.

Non so se sarà l’internazionalismo a salvarci da questa caduta nel vuoto, se come dici tu sarà questa la leva che ci permetterà di sollevare il mondo e sovvertirlo. Ma una cosa è certa: per opporsi a questo nuovo imperialismo in maniera decisiva il collasso del sistema deve essere globale. Le guerre di posizione portano alla sconfitta tanto quanto gli anarchici che aspettano i momenti maturi per agire hanno già perso in partenza.
— Alfredo Cospito, “Quale internazionale? Intervista e dialogo con Alfredo Cospito dal carcere di Ferrara. Prima parte”, pubblicato in “Vetriolo”, giornale anarchico, n. 2, autunno 2018 (attualmente disponibile in Alfredo Cospito e molti altri, Quale internazionale?, seconda edizione pubblicata durante lo sciopero della fame, novembre 2022, 205 pagine).

Libertà per tutti i prigionieri e le prigioniere del mondo!

SOLIDARIETÀ CON L’ANARCHICO ALFREDO COSPITO, RIVOLUZIONARIO IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE CONTRO IL 41 BIS — FUOCO AL 41 BIS

Alfredo stai nei nostri cuori! Sempre con l’anarchia!

Alzatevi e affrontatelo, perché in tempi come questi “il coraggio è una virtù”.
— Voltairine de Cleyre, L’atteggiamento attuale, 1908

Convochiamo una manifestazione in solidarietà con il compagno Alfredo Cospito, presso l’Ambasciata d’Italia ad Atene, per giovedì 16 febbraio alle ore 18:30.

Assemblea Aperta degli Ⓐnarchici
E-mail: anoixti_syneleusi_anarhikwn@riseup.net

PDF del documento in italiano: Finché ogni prigione non sarà abbattuta. Sempre con l’anarchia
PDF del documento in inglese: Until the demolition of every prison. Always with anarchy
PDF del documento in greco: Μέχρι το γκρέμισμα κάθε φυλακής. Πάντα με την αναρχία

[Traduzione in italiano ricevuta via e-mail, riveduta, corretta e pubblicata in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/02/17/finche-ogni-prigione-non-sara-abbattuta-sempre-con-lanarchia-documento-dellassemblea-aperta-degli-anarchici-per-liniziativa-in-solidarieta-con-alfredo-cospito/ | Testo in greco pubblicato in https://athens.indymedia.org/event/90040/]