La storia, gli anarchici, la memoria
Degli sbirri e dei magistrati … e degli anarchici
1° maggio 1886, Chicago (Stati Uniti d’America). Nel corso della campagna di lotta proletaria in tutti gli Stati dell’Unione per la conquista delle 8 ore giornaliere di lavoro a parità di salario (il solo Stato dell’Illinois approvò la legge nel 1866), anche in città i lavoratori scioperano e organizzano un corteo di protesta e solidarietà con tutte le maestranze americane. Padroni e Stato però non accettano di buon occhio né l’iniziativa autonoma degli schiavizzati al lavoro, né la perdita di profitto a causa dell’interruzione della produzione, ed inviano i loro guardiani armati fino ai denti per imporre l’ordine. Senza alcun motivo, se non la volontà di terrorizzare i pacifici scioperanti e decretarne la fuga, i giannizzeri mitragliano la folla lasciando sul terreno 2 proletari assassinati e molteplici altri feriti più o meno gravemente. La reazione degli anarchici e delle anarchiche è immediata e fin dal giorno successivo organizzano manifestazioni di protesta e, per il giorno 4 una grande concentrazione nella piazza più grande della città. Stavolta però non vi vanno a mani nude ad affrontare la legge dei padroni e dei loro squadroni della morte. Non appena gli sbirri tentano replicare la strage di 3 giorni prima, un fenomenale ordigno di dinamite viene lanciato nel bel mezzo degli armati di Stato, causando la morte di 6 di essi ed il ferimento di un’altra cinquantina. Immediata la reazione dell’ordine del capitale-Stato, che senza prova alcuna arresta 8 anarchici, ne impicca 5 (uno si toglie la vita in galera pur di non lasciarsi fare dalla giustizia-boia), ed altri due, a seguito delle proteste internazionali per l’evidenza dello scempio, vedono la condanna tramutata in carcere a vita.
1° maggio 1891, Levallois-Perret (Francia, nei pressi di Parigi). La lotta dei lavoratori per la conquista delle 8 ore giornaliere si estende a tutto il mondo ed il primo giorno del mese di maggio di ogni anno viene scelto, a ricordo dell’eccidio degli anarchici da parte dell’ordine dello Stato e del capitale che rappresenta, come giornata di sciopero e di rivendicazione del mondo del lavoro. Nella cittadina francese un folto gruppo di anarchici ed anarchiche concretizza un corteo, bandiere in mano, e sfila per qualche ora fino a che, pervenuti ad una locanda s’apprestano ad ammainare le bandiere, dissetarsi e magari consumare uno spuntino. Proprio nel momento in cui le compagne stanno arrotolando gli stendardi si avventano su di esse tre sbirri a spada sguainata e solo il rapido intervento dei compagni presenti evita il peggio. Il parapiglia è scontato ed i tre birri paiono avere la peggio, ma l’intervento di ulteriori poliziotti con armi da fuoco in mani, determina il ferimento di alcuni operai che rispondono al fuoco e la dispersione dei manifestanti. Restano sul selciato, feriti in vario modo, tre anarchici, subitamente tratti in arresto e, una volta in caserma, fatti oggetto di bestialità tali che, l’indomani, il giudice istruttore si rifiuta di interrogare Leveillè, Dardare e Decampe se nell’immediato non vengono ricoverati in infermeria e curati adeguatamente!
Come sempre accade, il processo – presieduto dal Consigliere d’Appello Benoit mentre l’accusa è sostenuta dal Procuratore Generale Bulot – viene impostato a carico degli imputati, che si dichiarano anarchici, non certo a carico dei giannizzeri del capitale-Stato che hanno determinato, con la loro aggressione armata a pacifici manifestanti, il parapiglia successivo. La condanna degli anarchici è così scritta fin dalle prime parole del Presidente e del Procuratore che, entrambi con la bava alla bocca si ergono ad energumeni della giustizia e delle leggi, lanciando improperi agli accusati ed all’anarchia! «La tortura, il processo, la condanna di Leveillè, Decamp e Dardare fomentano l’insurrezione anarchica, levano alla vendetta formidabile, inesorabile il Ravachol», scrive Luigi Galleani nella sua cronaca del processo.
Infatti, non trascorre molto tempo che saltano letteralmente in aria gli stabili ove abitano e il Consigliere d’Appello Benoit (11 marzo 1892) e il Procuratore Generale Bulot (il 27 marzo dello stesso anno). Il primo al momento dell’esplosione non era in casa, il secondo invece si, ed entrambi smorzarono la loro foga nel terrore e degli anarchici e dell’anarchia. Tra le due esplosioni, il 18 marzo, anniversario della Comune di Parigi, una conflagrazione squarcia la caserma Lobau, ove vennero fucilati buona parte dei comunardi.
Accade, però, che Ravachol viene additato alla polizia come possibile autore delle due azioni, da un cameriere, cognato del proprietario di un locale (il ristorante Very) in cui si sofferma per la colazione, e viene tratto in arresto successivamente a causa della loro spiata. Seguono gli arresti anche di alcuni dei suoi più stretti compagni ed al processo emerge che un altro luogo sacro dell’ordine dei dominanti, la caserma ove i tre anarchici Leveillè, Decamp e Dardar vennero torturati fino allo spasmo, era obiettivo altresì della vendetta di Ravachol, ma che non procedette nella concretizzazione per un qualche intoppo all’ora della messa in atto del progetto.
Prende così avvio il processo al gruppo di Ravachol, alle Assise della Senna, e proprio il giorno della prima seduta un’altra potente deflagrazione manda in macerie il ristorante Very, quello ove venne arrestato Ravachol. Decisamente il primo processo a Ravachol e compagni non inizia con i migliori auspici.Vengono chiamati a deporre, tra gli altri testimoni, anche il Consigliere Benoit ed il Procuratore Generale Bulot (che condannarono i tre anarchici arrestati e torturati a seguito della manifestazione del 1° maggio), scampati entrambi alla dinamite ed alle rovine delle proprie abitazioni. Ma, bisogna dire, senza alcuna boria e soprattutto senza quella manifestazione di fiele contro gli anarchici e l’anarchia, farfugliando con voce alquanto sotto tono panegirici sul loro operato da servitori dello Stato, che dovettero infliggere quelle condanne secondo legge e non per loro accanimento. Neppure l’accidia boriosa del Procuratore Generale Quesnay de Beaurepaire, ora che gli anarchici son ben al sicuro circondati da un numero impressionante di sbirri che ne garantiscono l’inattività, riesce a sopraffare lo sgomento, il terrore di giuria ed astanti. Così che, nonostante le richieste di pena di morte per Ravachol e Simon, questi son condannati al carcere a vita e gli altri compagni assolti, con sentenza del 26 aprile 1892.
Ma questa è solo la prima tappa per Ravachol. Una volta finito nelle mani dello Stato per la spiata del cameriere del ristorante Very, ci si mobilita per il processo ben più consistente che si tiene alla Assise della Senna, e che inizia il 21 del giugno successivo. È accusato di diversi omicidi avvenuti nel corso di rapine e dato che risultano insoluti tutta una serie di altri omicidi magistrati e sbirri non hanno affatto scrupolo alcuno di addossarli tutti all’anarchico ed ai suoi complici, volendo risolvere in tal modo la palese incapacità delle strutture dello Stato e dei suoi uomini messi a garanti dell’ordine sociale e del capitale che deve sentirsi garantito. Ora i garanti dell’ordine possono calcare a piacimento la mano e tentare di rifarsi per gli scacchi subiti. Ravachol, che viene condannato alla ghigliottina – mentre i due suoi coimputati sono assolti – rifiuta il ricorso alla Cassazione e la richiesta di grazia. La sentenza è eseguita appena 10 giorni dopo la condanna. «Viva la rivol …» è il suo ultimo tentato grido, strozzato dalla lama che gli recide la testa.
Vittoria dello Stato? No! Assolutamente. È solo una delle tante tappe che segnano la guerra degli anarchici contro sfruttamento, oppressione, dominio. In ogni angolo del pianeta. Ma in questa sede proseguiamo, però, con un pezzo della storia accaduta entro i confini dello Stato francese.
Decapitato Ravachol, annientato in mille modi il gruppo che assieme a lui si costituì, l’ordine sociale si pensava restaurato. Il terrorismo di Stato si convinse avere la vittoria definitiva sugli anarchici e sui derelitti che il sistema della servitù, dello sfruttamento, dell’oppressione delle moltitudini a vantaggio delle minoranze dominanti crea e ricrea continuamente. Per cui sbirri e magistrati ripresero vigore, superarono lo spavento e ringalluzziti dall’opera del boia infornarono a decine e centinaia nelle galere gli anarchici e chiunque avesse con loro anche lontanamente qualche intimità. Bisognava trovare a tutti i costi i responsabili che fecero saltare in aria il ristorante Very ove il proprietario e il cameriere, suo parente, fecero accorre la polizia che vi arrestò Ravachol. E bisognava altresì rintracciare gli autori del furto di una quantità incredibile di dinamite, solo una parte della quale era stata usata per tutti gli attentati del periodo. Gettando le reti ad ampio raggio, infine, si trovarono gli individui disposti a collaborare con inquirenti e polizia, disposti anche ad aggiustare, dietro consiglio di magistrati e sbirri, quanto sapevano e quanto pur non sapendo era ritenuto necessario che affermassero, allo scopo non solo di reggere un processo con tanti indizi e nessuna o poche prove, ma che determinasse un vero e proprio genocidio degli anarchici ritenuti più attivi e pericolosi per l’ordine imposto.
Dopo mille arresti e peripezie si ebbe così, presso le Assise della Senna, il 10 aprile 1893, l’inizio dell’ennesimo processo ad anarchici, con l’accusa di complicità in alcuni degli attentati degli anni precedenti e nel furto di 360 cartucce di dinamite, 3 kg di polvere, 100 metri di miccia e 1.400 capsule di detonanti, avvenuto la notte del 14 febbraio 1892 in una cava di Soisy-sous-Ètiolles.
Gli imputati sono Marie Delange e il suo compagno Fernand Bricou, Francois detto Francis ed il latitante Meunier (che si trova all’estero; rientrà in Francia dopo tempo ed a sua volta subirà processo). Delange e Bricou per salvarsi da condanna certa e dura non si fanno scrupoli, soprattutto la prima, di accordare ai magistrati tutta la collaborazione possibile, anche infamando il resto dei compagni e mentendo spudoratamente. Nonostante ciò al dibattimento la Delange e Francis sono assolti, mentre Bricou è condannato a 20 anni di lavori forzati.
Ma vi è un seguito del processo appena accennato, ed è quello che, nella medesima Assise della Senna, si tiene il 26 luglio 1894 contro il compagno Meunier, rientrato dall’estero ed arrestato. Come il precedente, pure questo processo è sorretto dalle delazioni e disponibilità a mentire dell’ormai arnese nelle mani della magistratura, ai danni di Meunier. Tutto si regge sulla disponibilità di Marie Delange, più sfacciata che mai e visibilmente acconciata secondo disponibilità finanziaria per lei inimmaginabili. Ciononostante Menuier, se scampa alla ghigliottina, è pur condannato ai lavori forzati a vita, suscitando ancor più la rivolta vendettale degli anarchici.
Che, anticipano temporalmente anche questo secondo processo alle Assise della Senna, con la bomba di Vaillant alla Camera dei deputati il 9 dicembre del 1893, e con quelli di E. Henry (tra cui quello del 12 febbraio al Cafè Terminus ove suole trattenersi la crema della borghesia). Ma gli anarchici proseguono ininterrottamente con le iniziative, fino alla soppressione del Presidente della Repubblica francese, Sadi Carnot, da parte dell’anarchico italiano Sante Caserio, il 24 giugno del 1894.
Che meditino i potenti, che meditino gli anarchici, che meditino – se vi riescono – i servi volontari! Amen!*
Kosta Cavalleri,
inizi di febbraio del 2023
* Per quanti volessero approfondire gli avvenimenti qui brevemente riassunti, sono sempre disponibili i titoli della Collana “I Refrattari”, tra cui:
– … E venne l’epoca di Ravachol : Gli attentati di Ravachol e dei suoi vendicatori – € 7,00;
– Vaillant, Henry, Sante Caserio : gli attentati alla Camera dei Deputati, al Caffè Terminus e al Presidente della repubblica, Carnot – € 7,00.
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PDF: La storia, gli anarchici, la memoria
[Tratto da https://anarkiviu.wordpress.com/2023/02/14/la-storia-gli-anarchici-la-memoria/ & ripubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/02/15/la-storia-gli-anarchici-la-memoria/]