Una levataccia per la gioventù tedesca (ed europea)


Una levataccia per la gioventù tedesca (ed europea)

È di un paio di giorni fa la presentazione della legge che ristabilisce il servizio militare in Germania. Questo provvedimento, a cui hanno lavorato congiuntamente SPD e CDU, si inserisce nel contesto della corsa al riarmo europeo, che ha visto la Germania aumentare la propria spesa militare già a partire dal 2022, con investimenti per più di 56 miliardi di dollari, poi cresciuti a 67 miliardi nel 2023, e giunti a 88 nel 2024.
Il cancelliere Merz, subito dopo il suo insediamento, aveva esplicitato pubblicamente la volontà di rafforzare ulteriormente l’esercito convenzionale tedesco, rendendolo possibilmente il più forte d’Europa, sia in termini di potenza militare che di uomini.
La legge presentata è incentrata sulla volontarietà della leva militare, tuttavia non esclude affatto la possibilità, nel caso in cui le circostanze lo richiedessero, di ricorrere alla coscrizione obbligatoria. Per procedere in questo senso sarebbe comunque necessario il via libera del Bundestag e la preparazione di una legge apposita. Fatto sta che, a partire dal primo gennaio 2026, settecentomila giovani tedeschi nati nel 2008 riceveranno posta: una bella cartolina dell’Ufficio di reclutamento, attraverso la quale verranno caldamente invitati ad offrirsi come volontari nell’esercito patrio. I ragazzi saranno costretti a rispondere affermativamente o negativamente al suddetto invito e avranno anche la possibilità di esprimere preferenze circa le forze in cui arruolarsi, qualora desiderassero farlo: aviazione, marina o esercito. Certo è che i giovani tedeschi sembrano non smaniare affatto dalla voglia di indossare una divisa militare. Per questo motivo, sia i socialdemocratici che la CDU hanno dovuto escogitare qualche simpatica ideuzza per stimolare questa gioventù poco propensa all’assunzione di un genuino spirito militaresco, da schiena dritta e petto in fuori.
La SPD ha pensato di far leva sul fattore economico: 2600 euro lordi di base per i volontari, senza tralasciare i futuri sbocchi sul mercato del lavoro nazionale, garantiti dal percorso formativo militare, che prevede l’acquisizione di titoli e competenze specifiche ad alto contenuto professionalizzante, estremamente ricercate nell’ambito civile. Per quanto riguarda il 2025, pare che tredicimila tedeschi si siano arruolati volontariamente nella Bundswher; l’obiettivo per la fine dell’anno è di arrivare a ventimila unità di nuovi volontari. Sempre Merz qualche mese fa, durante la Giornata dell’Industria, davanti a decine di imprenditori tedeschi, aveva affermato che il problema per la Bundeswheir non era tanto di carattere economico, quanto di penuria di personale specializzato e qualificato. Il cancelliere invitava poi il padronato teutonico a consentire che i propri schiavi salariati si esercitassero, di tanto in tanto, con le forze armate, al fine di «renderci insieme in grado di difenderci». Comunque, il Ministero della Difesa prevede che entro il 2028 un diciottenne su dieci risponderà affermativamente alla simpatica cartolina dell’ufficio di reclutamento. Inoltre, viene auspicato il raggiungimento di «un flusso annuo di 300 mila coscritti, quando il sistema funzionerà a pieno regime» .
Ma negli altri Paesi dell’Europa Centrale e Orientale cosa succede in materia di leva? La Lettonia sta già reclutando forzatamente maschi tra i 18 e i 27 anni per il periodo di un anno. La Lituania ha reintrodotto la leva nel 2023, e ora ospita anche un insediamento militare tedesco, inaugurato a maggio 2025, presso Vilnus. Indubbiamente la Russia esercita una pressione seria verso i Paesi Baltici, che si attrezzano di conseguenza. Ma anche la Polonia è in fibrillazione. Basta soffermarsi sull’entità degli investimenti che negli ultimi cinque anni sono stati stanziati per la difesa: nel 2024 le voci per la spesa militare equivalevano al 4,1% del PIL, nel 2025 al 4,7%. La Polonia è quindi il primo Paese europeo per spesa militare e attualmente il suo esercito conta quasi 200 mila unità, ma ambisce a sfiorare il milione nel breve periodo considerando effettivi e riservisti. Per tutelarsi preventivamente dalla minaccia rappresentata dalla Russia, la Polonia ha progettato l’East Shield, il muro di difesa e sorveglianza lungo il confine russo (700 km), in via di costruzione.
Tornando alla leva in Europa, un approccio diverso caratterizza il ”modello scandinavo”, a cui la stessa Germania pare ispirarsi. Finlandia e Scandinavia infatti, più che fare uso del dispositivo della coscrizione obbligatoria, optano per un’accurata selezione dei volontari, proponendo un percorso inizialmente a metà strada tra servizio civile e militare. In entrambi i Paesi i diciottenni ricevono la più volte menzionata cartolina a cui, anche in questo caso, devono obbligatoriamente rispondere. Più nello specifico, i ragazzi devono compilare una sorta di formulario concepito per valutare le loro caratteristiche a 360 gradi: fisiche, psicologiche, attitudinali, ideologiche, ecc.
In Italia, così come in Spagna e Francia, per ora le discussioni sulla leva militare non rivestono lo stesso rilievo e la medesima urgenza che nei Paesi brevemente presi in considerazione. Certo è che la cosiddetta opinione pubblica ormai è abituata al discorso bellico che è andato normalizzandosi velocemente, anche all’interno delle istituzioni, particolarmente in quelle formative e scolastiche.
Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato più volte di considerare irrealistica e del tutto inappropriata la coscrizione obbligatoria, richiamando piuttosto la necessità di personale militare altamente specializzato ed evocando, semmai, l’aumento delle unità di riservisti, il cui servizio non andrebbe oltre attività complementari, logistiche e di collegamento tra civile e militare. Non mancano comunque chiare prese di posizione e indicazioni da parte di analisti e alte cariche militari, come Carmine Masiello, tendenti a far notare che, prima o dopo, lo Stato dovrà porsi il problema del reclutamento in massa di carne da macello, perché, e hanno ragione da vendere, non è vero che le guerre contemporanee vengono combattute solo facendo ricorso ai droni. Dove si andrà mai a cercare questa materia prima di cui non si può fare a meno? Ma tra le fila proletarie, è ovvio! La questione dunque non è certo chiusa, ma semplicemente rimandata.

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