La nuova normalità della repressione e della disinformazione a Roma: sull’arresto di un compagno (poco dopo liberato) e la carta straccia di certa stampa asservita

La nuova normalità della repressione e della disinformazione a Roma: sull’arresto di un compagno (poco dopo liberato) e la carta straccia di certa stampa asservita

Lo scorso 11 dicembre Digos e Procura di Roma hanno voluto festeggiare l’anniversario della strage di Stato con una piccola e ridicola provocazione. Un compagno e una compagna vengono perquisiti con l’ipotesi di reato di 280 bis (Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi) in merito all’episodio avvenuto la notte del 2 novembre 2023, quando ignoti ribelli hanno rivendicato di aver eretto barricate in fiamme bloccando in entrambe le direzioni il traffico davanti alla sede della Terna che nel frattempo veniva presa a sassate. Il modus operandi è noto: si gonfia un’accusa per avere un pretesto per entrare in casa, qualche provocazione, la solita trafila burocratica presso i locali della questura in via Genova, la schedatura, i verbali.

Stavolta le cose vanno diversamente. Giusto il tempo di tornare finalmente a casa e, dopo circa dieci minuti, si presentano di nuovo gli sbirri alla porta, in numero decisamente superiore rispetto alla mattina. Gli comunicano che il PM ha disposto una notifica, ma di stare tranquillo, che non c’è niente di cui preoccuparsi. Alla richiesta specifica se ci sia un mandato di arresto, nicchiano. Alla richiesta di contattare l’avvocato fanno ostruzionismo. Al contrario, il compagno viene prelevato e di fatto arrestato (in “legalese” viene messo in stato di fermo, in attesa di convalida dell’arresto da parte del GIP). Questa volta l’accusa è cambiata: viene contestata la legge 895 del 1967 (Le disposizioni sul controllo delle armi) in particolare l’articolo 2, la detenzione di armi, poiché all’esito della perquisizione vengono rinvenuti dei petardi.

Il compagno viene trasferito a Regina Coeli, dove rimarrà per due notti. La mattina del 13 dicembre si svolge l’udienza di convalida del fermo. Il PM si oppone a ogni tipo di gradazione delle misure, il GIP al contrario prende una di quelle belle decisioni all’italiana: convalida l’arresto (cioè ne riconosce la legittimità giuridica) ma ordina contemporaneamente la scarcerazione senza alcuna restrizione. D’altronde il Natale si avvicina e non si vuole dare dispiaceri a nessuno.

Solo il 17 dicembre il portale della polizia di Stato si ricorda di rivendicare la prodezza con un comunicato stampa che annuncia l’arresto, dimenticandosi di menzionare la liberazione già avvenuta. La stampa di regime riporta fedelmente la notizia così come viene dettata dalla questura, in assenza di qualunque investigazione giornalistica minimamente critica, sebbene con qualche sforzo letterario e l’aggiunta di dettagli fantastici. Peraltro la stampa di regime collega l’arresto all’azione contro Terna (come si evince dai titoli di tutti i giorni che si sono occupati del fatto), ma quest’ultima in realtà era il solo pretesto per la perquisizione, mentre l’arresto è frutto dell’esito del materiale trovato e quindi il procedimento che si è aperto è sulla base di un’altra inchiesta. Tutto troppo complicato da spiegare, più facile fare copia-incolla del comunicato questurino. Il sonno della ragione e del pensiero critico raggiunge l’apice, infine, in quei giornali che affiancano all’articolo dai toni fedelmente questurini la fotografia del materiale esplosivo sequestrato (che sono evidentemente dei petardi).

Una vicenda che non deve passare sotto silenzio e al contempo non crediamo debba essere esagerata o drammatizzata. Si tratta in un certo senso della nuova normalità della repressione, da un lato, e dell’asservimento, dall’altro. Si tratta anche, evidentemente, dell’onda lunga della reazione alla lotta di Alfredo Cospito e in sua solidarietà. Una svolta autoritaria espressione di un clima di guerra che si fa sempre più plumbeo anche nel fronte interno.

Sono episodi quindi che segnano il ritmo della guerra sul fronte interno. La guerra contro i proletari e i rivoluzionari, la stessa disinformazione è notoriamente pratica necessaria nelle operazioni belliche. Guerra che significa censura, agli ordini si risponde solo SignorSì. Compito dei rivoluzionari è di non lasciarsi intimidire, di continuare ad opporre il rifiuto radicale degli ordini, di rispondere con sempre maggiore determinazione alla miseria e alla repressione. Per trasformare la guerra in rivoluzione. Per liberare tutti.

Il nostro pensiero va infine a coloro che non hanno varcato così celermente la porta del carcere, ad Alfredo che continua a venire torturato in 41 bis. Coraggio compagni e compagne, chi lotta non è mai solo. La solidarietà continui a scaldare i cuori nelle fredde notti di questo inverno.

Anarchici solidali

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[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/12/28/la-nuova-normalita-della-repressione-e-della-disinformazione-a-roma-sullarresto-di-un-compagno-poco-dopo-liberato-e-la-carta-straccia-di-certa-stampa-asservita/]