Torniamo in strada contro il regime del 41 bis, in solidarietà con Alfredo e contro il Ddl 1660 (Genova, 17 dicembre 2024)
Martedì 17 dicembre, dalle ore 17:30 in piazza Matteotti a Genova, in occasione della conferenza dell’ex ministra della giustizia Marta Cartabia, torniamo in strada contro il regime del 41 bis, in solidarietà con Alfredo e contro il Ddl 1660, ulteriore passo in avanti del medesimo modello di disciplinamento e repressione di tante forme di lotta e di dissenso.
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Al servizio dell’autorità
Il 4 maggio 2022 l’allora ministro della giustizia Marta Cartabia firmò il decreto di applicazione del regime del 41-bis per il compagno anarchico Alfredo Cospito. A ottobre 2022 Alfredo iniziò uno sciopero della fame contro il regime di 41bis e contro l’ergastolo ostativo che durò per 6 mesi, mettendo seriamente a rischio la sua stessa vita.
Durante quei 182 giorni, scesero in piazza migliaia di persone che insieme ad Alfredo pretendevano non solo che il nostro compagno uscisse da quel regime di tortura ma soprattutto la chiusura del 41bis e la fine dello strumento dell’ergastolo ostativo.
Nonostante le proteste e la nostra lotta il governo, nella persona del ministro Nordio, confermò le disposizioni di Marta Cartabia, condannando a morte Cospito che, invece, ad aprile dello stesso anno riprese a mangiare, salvandosi la vita.
Quello che successe in quei 6 mesi ha dimostrato come lo stato democratico italiano utilizzi lo strumento della tortura e della persecuzione politica dei suoi nemici senza farsi nessuno scrupolo morale. La ragion di stato vince su ogni remora garantista. Il 41 bis è un regime di deprivazione sensoriale, di tortura psicofisica da cui si può uscire solo rinnegando sé stessi o vendendo qualcuno al proprio posto. È emerso in modo evidente come eliminare i propri nemici, reali o potenziali che essi siano, sia più che un’opzione.
E in quella “cornice” di chiarezza statale di risposta e posizionamento compatto rispetto al trattamento del nemico e di disvelamento del volto torturatore e assassino dello stato stesso, dal febbraio 2022, continuava a imperversare il conflitto in Ucraina, che ha spostato il mondo, per come lo conoscevamo, in un mondo in guerra.
Questo fatto epocale chiarisce ulteriormente come la vicenda “un anarchico in 41bis” sia stata non un evento eccezionale, ma piuttosto un passaggio di un modello di disciplinamento e repressione, sempre più utile per uno stato in guerra. Il discorso sottotraccia sembrava essere: ogni possibilità di agire contro lo stato, ogni possibilità di non adeguarsi, di lottare è bandita dal regio stato italico.
Senza fare grandi voli pindarici, è possibile individuare una linea di stretta continuità fra quel provvedimento di origine sinistra e firmato dalla Cartabia con il disegno legge 1660 (già 1236 al senato) a firma Nordio, Crosetto e Piantedosi, il cosiddetto Pacchetto Sicurezza, che ha proprio l’obiettivo di normare il dissenso e la lotta, buttando fuori dal “consentito” qualunque “possibilità” di opposizione.
Nel contesto di guerra mondiale e generalizzata, in cui ci troviamo a vivere, la centralizzazione del potere economico, politico, militare e di propaganda e la contemporanea competizione a livello globale stanno portando alla necessità di azzerare la lotta di classe. Il passaggio è qualitativo e non solo quantitativo: la manodopera deve essere obbediente e sottopagata, pena la concreta possibilità di finire in carceri fatiscenti e militarizzate e luoghi di morte, la prospettiva di un cambiamento, anche non radicale, deve essere dimenticata. La pacificazione deve regnare sovrana.
E in Italia, per garantire il controllo della lotta di classe, il potere viene sempre più a centralizzarsi nel governo, vale a dire nell’esecutivo, come è stato per il caso di Cospito così come sembra apparire per il caso dell’appalto dei lager in Albania e come conferma il DDL. Una chiara dichiarazione di guerra nei confronti dei “reietti”, degli esclusi, volontari o meno.
Alla ricetta che ci stanno preparando manganello all’interno, bombe all’esterno, la migliore risposta non può che essere aprire nuovi spazi di lotta e di conflitto e di solidarietà e di mutuo appoggio, ripartendo dalle forme di lotta che ci vorrebbero togliere di mano.
Contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, no al DDL 1660.
Contro lo stato di guerra.
Per il conflitto sociale.
[Tratto dal web e ripubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/12/16/torniamo-in-strada-contro-il-regime-del-41-bis-in-solidarieta-con-alfredo-e-contro-il-ddl-1660-genova-17-dicembre-2024/]