Al movimento anarchico internazionale: tre proposte sulla sicurezza

Al movimento anarchico internazionale: tre proposte sulla sicurezza

Questo testo è indirizzato al movimento anarchico internazionale, che definiremo come l’insieme delle persone che si battono per delle idee anarchiche, attraverso il mondo. Questo movimento è in conflitto con i suoi nemici naturali — lo Stato, i gruppi fascisti, etc. — e, se vuole sopravvivere in questo conflitto, deve proteggersi. In questo testo, avanziamo tre proposte che il movimento anarchico internazionale potrebbe prendere in conto nei prossimi anni, per permettere agli/lle anarchici/he di continuare ad attaccare, limitando le possibilità di farsi prendere.

1. Condividere le conoscenze a livello internazionale

I nostri nemici si organizzano a livello internazionale, grazie alla cooperazione fra i servizi di polizia e di intelligence e ai progressi scientifici e tecnologici — per esempio la maggiore precisione delle analisi del DNA e il proliferare dei droni. Ciò significa che una tecnica repressiva utilizzata in un paese potrebbe rapidamente fare la sua apparizione in un altro in cui essa non è ancora utilizzata. Ciò significa anche che una contromisura efficacemente utilizzata dagli/le anarchici/he in un paese può funzionare in un altro. Dovremmo quindi condividere a livello internazionale le conoscenze relative alle tecniche repressive e alle relative contromisure.

L’ideale sarebbe che ogni esperienza di repressione o sperimentazione di contromisure che potrebbero interessare altri/e anarchici/he dovrebbe essere scritta, tradotta in diverse lingue e pubblicata. Quando degli/le anarchici/he sono arrestati/e o passano a processo, si possono spesso ottenere dei dossiers giuridici che svelano come si sono fatti/e prendere: si può approfittarne e pubblicare delle analisi di tali documenti, tenendo a mente che le informazioni ottenute in questo modo possono essere parziali o deformate. Si possono sperimentare delle nuove contromisure e scrivere e pubblicare dei rapporti su questi esperimenti (salvo nel caso in cui lo Stato, leggendo il relativo rapporto, potrebbe adattarvisi ed indebolire la contromisura). Si può cercare di ottenere l’informazione alla sua fonte: leggere dei manuali di formazione della polzia, rubare dei dossier della polizia, analizzare le fughe di dati dai server della polizia.

Una caratteristica particolare del movimento anarchico internazionale è la sua decentralizzazione. Non la vediamo come una debolezza, ma piuttosto come una forza: in più di evitare le gerarchie inerenti alle organizzazioni centralizzate, questo rende più difficile, per i nostri nemici, prenderci di mira: non possono abbattere l’insieme del movimento prendendosela con una sua parte. Ciò detto, questa decentralizzazione rende anche più difficile la condivisione delle conoscenze al di là delle frontiere. Per superare questa situazione, vediamo due opzioni: sviluppare dei legami informali con altri/e anarchici/he, incontrandosi all’occasione di fiere del libro e di altri eventi internazionali, e utilizzare Internet. Proponiamo l’utilizzo del No Trace Project come piattaforma internazionale per condividere delle conoscenze che possono essere condivise su Internet, non al posto dei legami informali, ma come complemento utile per diffondere delle informazioni al di là dei cerchi informali esistenti.

2. Definire un livello minimo di sicurezza

Gli/le anarchici/he che realizzano delle azioni dirette dovrebbero analizzare i rischi associati alle proprie azioni e prendere le precauzioni appropriate: vestirsi in maniera anonima, fare attenzione alla videosorveglianza e alle tracce di DNA, etc. Ma non basta. Se soltanto quelli/e che realizzano delle azioni prendono delle precauzioni, è più facile per i nostri nemici prenderli di mira. Innanzitutto perché si distinguono dagli/le altri/e: il fatto che solo alcuni/e compagni/e lascino il telefono a casa, per esempio, potrebbe essere un punto di partenza evidente per un’inchiesta per la quale mancano delle piste. E poi perché i nostri nemici possono ottenere delle informazioni su di loro attraverso i/le loro amici/he che non realizzano delle azioni: se una persona non utilizza i social networks ma viene menzionata sui social dei/le suoi/e amici/he, per esempio, un’inchista potrebbe recuperare i dati presenti sui social dei/le suoi/e amici/he per ottenere delle informazioni a suo proposito. Dovremmo quindi definire un livello minimo di sicurezza che ogni persona che evolve nei cerchi anarchici accetti di rispettare, compresi/e quelli/e che non hanno mai realizzato delle azioni dirette né hanno l’intenzione di realzzarne.

Non possiamo dire come dovrebbe essere questo livello minimo, poiché dipende da ogni contesto locale, ma possiamo dare qualche idea. Come minimo, ciascuno/a dovrebbe aiutare a nascondere delle informazioni ai nostri nemici, evitando di fare speculazioni su chi è implicato/a in un’azione, evitando di parlare agli sbirri e criptando con una password robusta ogni computer o telefono utilizzato per conversare con altri/e anarchici/he. Discutere di soggetti sensibili esclusivamente all’esterno e senza apparecchi elettronici ed evitare di mostrare chiaramente al proprio cerchio sociale con chi si hanno delle converazioni sensibili (per esempio, non proporre a qualcuno di “andare a fare un giro” davanti a persone che non sono implicate nel progetto che sarà discusso). In più, pensiamo che dovremmo tutti/e smettere di utilizzare i social network (e in ogni caso smettere di pubblicare foto di altri/e anarchici/he, anche con il loro consenso, perché questo aiuta lo Stato a cartografare i cerchi anarchici) e lasciare il telefono a casa, sempre (non soltanto durante le azioni). Portare il telefono con sé ha delle conseguenze, per quanto riguarda la sicurezza, per tutte le persone con cui si interagisce.

Può essere difficile convincere certe persone ad adottare un tale livello di sicurezza, soprattutto se queste pensano di non avere alcun interesse personale a rispettarlo. Se una persona è reticente, bisognerebbe ricordarle che non è soltanto la sua sicurezza ad essere in gioco, ma anche quella di altri/e anarchici/he intorno a lei, che magari realizzano, o prevedono forse di realizzare, delle azoni dirette. Ogni persona che vuole che ci siano delle azioni ha interesse a rendere i cerchi anarchici il più difficile possibile da reprimere da parte delle autorità.

3. Esplorare nuovi orizzonti

I nostri nemici evolvono col passare del tempo e dell’affinamento delle loro strategie e tecniche. Dovremmo prepararci non per delle battaglie che sono già passate, ma per quelle che verranno. Dovremmo quindi andare al di là delle notre attuali pratiche di sicurezza, anticipare l’evoluzione dei nostri nemici e sviluppare delle nuove contromisure.

Ecco tre soggetti che il movimento anarchico internazionale dovrebbe, secondo noi, esplorare, nei prossimi anni.

Droni

La sorveglianza aerea diventa rapidamente meno costosa e più efficace. Come dovremmo reagire alla presenza di droni della polizia durante scontri, iniziative anarchiche, etc.? Come individuare o abbattare un drone? Dovremmo prepararci al rischio che dei droni vengano utilizzati per delle pattuglie aeree di routine e, se sì, come?

Tecnologie di riconoscimento facciale

Nel 2023, un giornalista ha localizzato la militante tedesca di sinistra Daniela Klette, che era in clandestinità da anni, utilizzando una tecnologia di riconoscimento facciale, per stabilire un legame fra una sua foto vecchia di diversi decenni ed una foto recente trovata su Facebook, fatta durante un corso di danza. Cosa possiamo fare contro questa minaccia? Come prepararsi alla crescente integrazione delle tecnologie di riconoscimento facciale nei sistemi di videosorveglianza dello spazio pubblico?

Mancanza di visibilità dell’attività poliziesca

Ancora qualche anno fa, degli/le anarchici/e utilizzavano degli scanner di frequenze radio per sorvegliare le frequenze della polizia, per esempio durante un’azione diretta, per essere al corrente dell’attività poliziesca intorno al luogo dell’azione. Nella maggior parte dei contesti, questo è oramai impossibile, perché le comunicazioni della polizia sono criptate. Possiamo sviluppare delle nuove tecniche per rimpiazzare le funzioni degli scanner di frequenze radio o, più in generale, per avere una migliore visibilità dell’attività poliziesca in una determinata zona?

A proposito dei/le autori/trici

Siamo il No Trace Project. In questi ultimi tre anni, abbiamo construito degli strumenti per aiutare gli/le anarchici/he a capire le capacità dei loro nemici, indebolire gli sforzi di sorveglianza e, alla fine, agire senza farsi prendere. Contiamo di continuare nei prossimi anni. I commenti sono benvenuti. Potete visitre il nostro sito web notrace.how e contattarci all’indirizzo notrace@autistici.org.

Questo testo è disponibile in opuscolo.

Prepariamoci e che la fortuna ci sorrida.

[Ricevuto via mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2024/11/20/al-movimento-anarchico-internazionale-tre-proposte-sulla-sicurezza/]