Sotto gli occhi di Di Gregorio si consuma la tortura del 41 bis. Intervento in solidarietà con Alfredo Cospito ad un’iniziativa sulla “riconfigurazione del carcere attraverso la cultura e la bellezza” (Bologna, 31 marzo 2023)
Contributo a modo nostro ad un’iniziativa su “riconfigurazione del carcere attraverso la cultura e la bellezza”
Il 31 marzo presso le aule del Dams Lab di Bologna si è tenuto l’evento conclusivo del ciclo di incontri “Crocevie di teatro e carcere” con la presenza e l’intervento finale del direttore della casa di reclusione di Opera, Silvio di Gregorio.
Un gruppo di compagnx ha accolto il pubblico e i passanti con uno striscione “SOTTO GLI OCCHI DI DI GREGORIO SI CONSUMA LA TORTURA DEL 41 BIS. ALFREDO LIBERO, TUTTX LIBERX”, è stata distribuita la dichiarazione rilasciata da Alfredo all’udienza del processo Sibilla lo scorso 14 marzo ed è stato ripetutamente letto il contributo che riportiamo in allegato.
Un piccolo gesto per continuare a tenere viva la lotta di Alfredo, ancora al suo fianco! Contro 41 bis ed ergastolo ostativo!
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Oggi si conclude una settimana di eventi dedicati al teatro e al carcere, con un intervento finale affidato al direttore del carcere di Opera, Silvio di Gregorio. E allora scegliamo, seppur non invitate, di prendere parola pure noi, per chiarire un paio di cose.
Suggestiva è la frase con cui viene presentato l’intento del progetto del teatro in carcere, ovvero “riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”. Solo chi svolge il ruolo dell’aguzzino carcerario o chi ha l’ingenuità di credere ancora nella funzione rieducativa del carcere, può non scorgere un’idiozia dietro a queste parole. IL CARCERE È PRIVAZIONE, TORTURA, ANNIENTAMENTO,
ISOLAMENTO, VIOLENZA. Non è e non può essere riconfigurato attraverso la cultura e la bellezza, non c’è niente di bello in carcere e nell’idea stessa di reclusione e la cultura è un privilegio di pochissimi, molti detenuti manco sanno leggere le carte dei loro processi, e molti che vorrebbero leggere manco possono avere un libro.
Il signore che avete invitato per concludere questa vostra bella settimana culturale è uno dei responsabili delle condizioni detentive disumane in cui i detenuti sono costretti a vivere nella casa di reclusione di Milano Opera. Durante il lockdown del 2020, come in molte altre carceri, anche a Opera i detenuti si sono rivoltati per esigere informazione, tutela della propria salute e comunicazione con i propri famigliari. Conseguentemente sono stati malmenati dagli agenti di polizia penitenziaria, lasciati per giorni al buio senza luce elettrica, picchiati e messi in condizioni di evidente tortura fisica e psicologica. Il carcere più grande d’Italia, 1400 corpi rinchiusi di cui 96 al 41 bis.
E arriviamo al 41 bis, regime di cui prima dello sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito, l’opinione pubblica non sapeva praticamente nulla e sul quale le istituzioni sceglievano di tacere. Ora nessuno può più fare finta di non sapere, manco voi. Alfredo Cospito, attraverso la sua lotta, ha scoperchiato quello che è il regime del 41 bis: un regime di tortura, dove la maggioranza dei detenuti sono persone anziane tenute a vita in condizioni di privazione sensoriale pressochè totale e senza le necessarie cure sanitarie.
La lotta di Alfredo Cospito parte sì dalla sua situazione specifica, ma riguarda tutti i 750 detenuti in 41 bis e i 1300 sottoposti all’ergastolo ostativo.
Lo Stato attraverso l’ottusità dei suoi rappresentanti nelle aule del parlamento così come in quelle dei tribunali, continua a confermare l’applicazione del 41 bis ad Alfredo Cospito, arrivato a 160 giorni di sciopero della fame, rilevandone la pericolosità ancora attuale e la conseguente assenza di alternative alla detenzione al carcere duro.
Sarà che oggi la pericolosità di Alfredo è quella di aver scoperchiato uno degli orrori della democrazia italiana? La sua pericolosità, e la nostra che lo sosteniamo, sta forse nell’aver reso noto che anche in Italia la tortura esiste? Fieri allora di essere pericolosi. E farebbe ridere tutto questo, se appesa ad un filo non ci fosse la vita di una persona, una persona di una dignità tale che è disposta a mettere in gioco la sua pelle pur di mostrare al mondo cos’è davvero il 41 bis e qual’è la realtà del carcere.
Se volete raccontarvi cazzate, continuate a stare nei vostri salotti a parlare della cultura e della bellezza con cui riconfigurare il carcere. Noi, dal canto nostro, continueremo a lottare contro il carcere.
[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/04/02/sotto-gli-occhi-di-di-gregorio-si-consuma-la-tortura-del-41-bis-intervento-in-solidarieta-con-alfredo-cospito-ad-uniniziativa-sulla-riconfigurazione-del-carcere/]
Riportiamo qui di seguito anche la dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla
Riceviamo e diamo massima diffusione alla dichiarazione dell’anarchico Alfredo Cospito durante l’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla tenutasi il 14 marzo. Ricordiamo che (come si è appreso un paio di giorni dopo) il tribunale del riesame di Perugia ha annullato, per la seconda volta, l’ordinanza di misure cautelari contro Alfredo e gli altri cinque compagni accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo in relazione alla pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo” e di altri articoli e interventi. L’indagine Sibilla (per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto otto arresti in carcere per 270 bis c. p. e 414 c. p. con l’aggravante terroristica, successivamente mutati in sei misure cautelari, tra cui un mandato d’arresto in carcere per Alfredo) è uno dei due “pilastri”, assieme al processo Scripta Manent, su cui si basa il provvedimento di detenzione in 41 bis per il compagno.
Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla
Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:
“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019
Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.
Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.
Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.
Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.
Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.
Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.
Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.
Viva la vita, abbasso la morte.
Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]
Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).