Nucleari, militaris, speculadoris… in korrias de fogu! Dibattito all’Arkiviu-Bibrioteka “T. Serra” (Guasila, 1° aprile 2023)
NUOVO INCONTRO A GUASILA — ARKIVIU-BIBRIOTEKA “T. SERRA” — SABATO 1° APRILE 2023
Un pomeriggio ricco di informazioni reciproche, alla presenza di diverse decine di interessati/e, quello in cui ci si è incontrati sabato 25 febbraio a Guasila, presso i locali dell’Arkiviu bibrioteka.
I/le comp. provenienti dalla realtà della occupazione di Bure, in Francia, che da circa 25 anni si oppongono con il presidio permanente al governo francese che ha scelto quel sito per interrarvi il deposito delle scorie nucleari, hanno ricostruito la loro esperienza puntualizzando quei particolari che hanno soddisfatto le domande dei presenti.
Dal dibattito sono emerse alcune analogie e differenze di natura sociale e culturale che sottendono le esperienze di Bure e la Sardegna, ove i più dei presenti si trovano ad operare ed in diversi abbiamo operato nel passato più o meno recente.
Il fatto che in Sardegna, ed in generale nei territori dello Stato italiano non vi siano più da decenni centrali nucleari per la produzione di energia, non significa affatto che il problema del nucleare non sia sentito e vissuto dalle genti con paura, se non proprio terrore. La reazione delle popolazioni dei molteplici luoghi indicati dalle diverse istituzioni apposite che hanno individuato – secondo i loro propri criteri – i siti ove sistemare le scorie radioattive italiane delle centrali nucleari dismesse, è la prova evidente di quanto siano avversate e temute, tant’è che sino ad ora nessun governo ha trovato la soluzione.
È stato pure evidenziato che all’origine della lotta contro il Poligono Interforze Sperimentale del Salto di Quirra (PISQ), nei primi anni del 2000, vi è stata proprio la reazione diffusa delle popolazioni, in particolare a Villaputzu, contro il possibile interramento delle scorie entro i recinti della base militare tra le più grandi d’Europa.
A vedere le cose da tale prospettiva quindi sussistono di per sé motivi che legano strettamente, pur con le debite differenze geoumane e culturali, l’esperienza della lotta di Bure e quella intrapresa in Sardegna per un decennio, con profusione di immense energie quotidiane, e proseguita fino ad oggi.
Tuttavia nella discussione è emersa la necessità di vedere e valutare da prospettive nuove, globali, come si sono evolute (o involute) le cose negli ultimi anni dato che il medesimo sistema del capitale-Stato sente l’esigenza (e sta di già operando in tal senso) di perpetuare dominio e profitto a partire esattamente dalle distruzioni che esso stesso produce, senza urtare anzi accomodandola ai propri progetti di sfruttamento le emergenti sensibilità diffuse in merito ad inquinamento, povertà, esaurimento di alcune risorse e possibilità di sfruttarne altre. E non si tratta soltanto di rimettere in produzione le centrali nucleari dismesse o in via di dismissione (come in Francia, appunto), o di “nucleare di nuova generazione” (non più fissione ma fusione o altri modi). È evidente che se quanti intendiamo contrastare, combattere l’esistente e tentarne la distruzione, se non riuscissimo a valutare il percorso che il sistema imperante sta realizzando, le nostre saranno solamente delle risposte a quanto esso realizza, e non degli attacchi che prevengono le realizzazioni sue. Da tale prospettiva è altrettanto evidente la necessità di contatti stabili fra le molteplici realtà di movimento e dei movimenti al fine di scambio informazioni, sincronizzazione e sintonizzazioni possibili delle lotte, condivisione dei saperi e delle analisi, tensioni indirizzate a comprendere i vari aspetti dei progetti imperiali e le loro interconnessioni affinché si acquisisca la prontezza, conoscenza e capacità di attaccare e prevenire i relativi interventi. Il “dopo” è solo risposta ed in quanto talesempre più dispendiosa e quasi sempre inefficace.
Valutare pertanto ciò che il sistema di dominio sta paventando a livello globale ci è utile utile per meglio comprendere la prospettiva che da rivoluzionari e ribelli antiautoritari e anticapitalisti ci deve trovare preparati e pronti all’azione fin da oggi, rompendo la settorializzazione delle lotte ed iniziative che portiamo avanti. Ancor più perché il “locale” mai come oggi è esplicitamente funzione, estensione e manifestazione del globale, che perpetua ancor più i ruoli stabiliti per le diverse aree geoumane del sistema imperialista.
Il paradigma che risolve tutti gli aspetti critici del sistema, e che permetterà una fase di ampio respiro temporale per il salto definitivo ad un nuovo, controllabile e quindi più gestibile assetto di dominio, è quello “energetico”. Non solo in termini di produzione di energia (tradizionale e cosiddetta “nuova ed ecologica”), ma unitamente a ciò che le è strettamente connessa: fonti vecchie e nuove, metalli rari e in via di esaurimento, tecnologia per accumulo e trasporto-distribuzione, connessione tra siti di produzione e consumo e così di seguito. Proprio a gettare uno sguardo a partire dalla Sardegna, dato che questa è la realtà in cui ci troviamo ad operare e da cui osserviamo il mondo, si palesa il progetto che replica per l’isola ed ogni area marginalizzata del pianeta capitalistizzato la funzione di asservimento definitivo al servizio delle necessità dell’impero capitalistico statale.
Estensioni di kmq di pannelli solari; ventolone alte centinaia di metri su ogni cucuzzolo, collina, monticello o monte e centinaia di altre simili sul mare tutt’intorno all’isola, che la recintano a poca distanza da ogni porto, spiaggia o insenatura; molteplici siti di kmq destinati agli accumulatori di energia, così da poterla concentrare, gestire e trasportare al di fuori, in Sicilia o al centro Italia per soddisfare i bisogni di produzione del capitale rinnovato ultratecnologico; a cui si aggiungono le previste navi-cisterne-laboratori di rigassificazione a Cagliari, Oristano e chissà ancora dove, oltre naturalmente la centrale di sbarco e smistamento del gas proveniente dal nord Africa, secondo i recenti accordi governativi, le cui condotte attraverseranno dal Sud al Nord la Sardegna, e da dove, in altra centrale di accumulo e deviazione ripartirà per l’Italia-Europa. Dovessero concretizzarsi anche solamente il 10% di tali interventi la Sardegna sarebbe ridotta a batteria di produzione ed accumulo dell’energia necessaria, unitamente alle centrali nucleari della Francia, ad alimentare il fabbisogno dell’industria di mezza Europa, inclusa quella necessaria al funzionamento delle centrali di controllo-registrazione di ogni impianto relativo alle tecnologie informatiche. E non è necessario aggiungere che sarebbe soddisfatto anche per il più lontano futuro il consumo d’energia necessaria a rendere operative 24 ore al giorno le basi militari nell’isola e altrove.
Altro che interventi di risanamento delle aree inquinate dai poli industriali e minerari pubblici e privati che hanno operato nell’isola; altro che risanamento e messa in sicurezza del territorio e dei centri abitati grandi e piccini oggetto per secoli degli avvoltoi che hanno distrutto, inquinato, ridotto a merce ogni spazio e popolazione per domarli ai propri scopi di dominio ed estrazione del profitto.
Ecco, è da una ottica simile a quella appena esposta e riassunta che possiamo e dobbiamo inventarci la maniera di collaborazione con le realtà certo geograficamente lontane da noi ma oggetto di attenzioni da parte del potere costituito per imporre i suoi nuovi progetti a livello globale.
La necessità di proseguire il dibattito intrapreso a fine febbraio è nella ottica stessa delle cose.
Un ulteriore approccio ad esso lo proponiamo sempre nella sede dell’Arkiviu bibrioteka, a Guasila, per sabato 1° aprile, a partire dalle ore 16:00.
Sabato 1° aprile 2023, ore 16:00
Arkiviu-Bibrioteka “T. Serra”
via M. Melas 24, Guasila (Sardegna)
Sito internet: https://anarkiviu.wordpress.com/
E-mail: anarkiviu@autistici.org
[Ricevuto via e-mail e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/03/11/nucleari-militaris-speculadoris-in-korrias-de-fogu-dibattito-allarkiviu-bibrioteka-t-serra-guasila-1-aprile-2023/]