GPA è violenza sui corpi delle donne. Un volantino distribuito a Lecco in occasione di un presidio a favore dell’utero in affitto
GPA È VIOLENZA SUI CORPI DELLE DONNE
L’utero in affitto, eufemisticamente rinominato GPA, non ha niente a che vedere né con l’autogestione del proprio corpo né con la solidarietà e l’altruismo. Non ha nulla a che vedere nemmeno con le pratiche attuate da alcune coppie lesbiche che fanno ricorso ad un solidale, senza intermediari o scambi di denaro, per avere lo sperma. Con la GPA, vero e proprio settore industriale capitalista, la capacità riproduttiva delle donne diventa merce, così come i bambini e le bambine diventano prodotti. La narrazione mistificatrice portata avanti anche dai contesti trans-femministi, dalla cosiddetta sinistra progressista, dal movimento LGBTQIA+ e dalle varie associazioni per i diritti delle famiglie arcobaleno, ci parla sempre di coppie che soffrono per l’impossibilità di avere un figlio, di donatrici, di rimborsi, di altruismo e di libertà di scelta.
Questa narrazione non fa mai accenno al fatto che ci siano dei committenti, necessariamente danarosi, e delle donne ridotte a fattrici. Sparisce dal racconto il fatto, decisamente colonialista, che le gestanti sono spesso donne in difficoltà economica, di Paesi poveri o comunque in condizioni di svantaggio rispetto ai committenti. Non si parla mai nemmeno della medicalizzazione e dell’eugenetica che questa pratica porta con sé.
La gestione della capacità riproduttiva delle donne è sempre stata al centro della società patriarcale, la quale, dopo aver cominciato a gestire la riproduzione degli altri animali, ha trasferito questo controllo anche sulle donne, considerate anch’esse una proprietà, al pari dei non-umani.
Per quanto sia comprensibile la sofferenza derivata dall’impossibilità del poter avere un figlio o una figlia, o di poterne adottare tra quelli che non hanno una famiglia, pretendere GPA per tutti e tutte significa legittimare la mercificazione dei corpi.
L’incubo delle madri surrogate
Per comprendere meglio queste dinamiche oppressive e di sfruttamento classista che si celano dietro la retorica del dono, dell’autogestione del corpo e della libertà, vogliamo esplicitare il reale funzionamento di questa pratica e portare alcuni esempi di donne che l’hanno vissuta.
Per prima cosa è sufficiente visitare i siti delle aziende che si occupano di GPA per rendersi conto di quanto la questione economica sia assolutamente centrale: sul sito dell’azienda BIOTEX di Kiev è possibile scegliere tra pacchetti standard, standard plus e VIP surrogacy, con prezzi che partono da circa quarantamila euro. I committenti, in base al pacchetto scelto e quindi ai soldi investiti, possono decidere il sesso e le caratteristiche estetiche del bambino. La modificazione e la selezione vengono effettuate prima di fecondare artificialmente la donna, la diagnosi pre-impianto e la selezione degli embrioni è la normale prassi per ciò che riguarda la procreazione medicalmente assistita (PMA): un vero e proprio processo eugenetico.
Le donne che firmano il contratto con queste aziende diventano completamente soggiogate sia al volere dei committenti sia a quello dell’azienda stessa. Il contratto, di circa 30 pagine, racchiude una sequela di obblighi che la donna dovrà rispettare, dimostrando quanta poca autodeterminazione e libertà siano presenti. Basti pensare al il divieto per lei di qualunque attività sessuale non approvata dai committenti, oppure al fatto che ad alcune donne che hanno sviluppato una gravidanza gemellare, come spesso capita con la fecondazione artificiale, è stato imposto l’aborto selettivo dato che ai committenti non andava di pagare un extra per il bimbo in più. Per facilitare il distacco della donna con l’individuo portato in grembo, oltre al fatto che l’ovulo può essere esclusivamente o della donna committente o di una produttrice di ovuli, è previsto un iter di prassi e tecniche psicologiche, non per garantirne il benessere psicofisico come si potrebbe in buona fede pensare, ma per manipolare il sentire della gestante. Per esempio dopo un determinato periodo della gravidanza si arriva ad imporre alla donna il divieto di accarezzarsi la pancia, quasi a negare la corporeità di quella gravidanza per altri.
Ci teniamo a far presente, sempre a proposito di autodeterminazione e libertà di scelta, che nel caso la donna gestante ci ripensi e decida di voler crescere il figlio o la figlia che ha portato in grembo, come è accaduto in molteplici casi, i committenti semplicemente impugnando in sede giuridica il contratto dell’azienda fornitrice della gestante hanno ottenuto il loro prodotto, a dimostrazione di quanto la libertà di scelta della gestante venga ulteriormente schiacciata.
Gli esempi che smascherano la narrazione dell’amore universale sono molteplici, si possono trovare facilmente in rete un’infinità di testimonianze di donne che per difficoltà economica hanno optato per questa modalità, spesso pentendosene e portando con loro il trauma di tale scelta. Recentemente, sempre in Ucraina, alcune donne trovandosi sole, con figli da mantenere ed i mariti al fronte, dichiarano di essersi dovute assoggettare a tale pratica: non certo una libera scelta.
La medicalizzazione delle produttrici di ovuli
Anche le produttrici di ovuli fanno parte del catalogo dal quale le coppie possono attingere: si può scegliere tra le centinaia di donne in competizione tra loro per vendere i propri ovuli, e, come in ogni settore industriale, per abbattere i costi si predilige la mano d’opera in Europa dell’Est o in Asia. I prezzi variano sia a seconda di determinate caratteristiche fisiche, età, colore della pelle, profilo genetico, patologie pregresse, numero di gravidanze portate a termine con i suoi ovuli, sia a seconda di fattori ambientali come origine sociale, livello d’istruzione e perfino in base al QI. Dalla combinazione di questi parametri, relativi per altro a una visione di ciò che è considerato migliore in Occidente, il costo di un ovulo può variare da qualche migliaio di dollari o euro a decine di migliaia. Inoltre a differenza dei fornitori di sperma, che per produrlo si limitano alla masturbazione, per le donne l’operazione è molto più complessa e rischiosa. Esse sono sottoposte a trattamenti ormonali per stimolare la produzione di anche più di otto ovociti, teniamo presente che una donna ne produce normalmente uno per ciclo. Tali trattamenti possono provocare una sindrome da iper-stimolazione ovarica con forme anche gravi e addirittura mortali, aumentano inoltre il rischio di ictus, trombosi, cancro, infertilità. A questo si aggiungono i prelievi di sangue e le ecografie che devono subire prima dell’estrazione dell’ovulo, quest’ultimo realizzato con anestesia locale o totale.
Conclusioni
Usare termini come rimborso spese nel tentativo di dimostrare che il fattore economico non sia al centro, nonostante si tratti di veri e propri pagamenti, rende evidente che la dimensione del dono non esiste. In Canada per esempio, dove è consentita esclusivamente la GPA in forma altruistica, la versione ufficiale della maternità surrogata che parla solo di motivazioni compassionevoli, viene smentita dalle pubblicità delle numerose agenzie che si contendono il crescente mercato, promettendo alle madri in affitto compensi dai 30 ai 45mila dollari canadesi. I prezzi dei rimborsi sono andati via via aumentando perché le donne mosse da mero altruismo sono praticamente inesistenti, e questo mercato in crescita esponenziale necessita invece di un numero sempre più alto di donne che vendano o affittino parti del loro corpo. Non a caso in Paesi come il Canada le donne che si sottopongono a tale pratica sono in buona parte immigrate. Di fronte a tutto questo la carta etica dell’associazione Famiglie Arcobaleno in merito alla GPA dichiara: “I contratti sono uno strumento utile e necessario di tutela delle parti coinvolte, purché stipulati nell’ambito delle leggi degli stati in cui ha luogo la GPA […] nei casi di ripensamento sull’assunzione della genitorialità (sia da parte della gestante che dei genitori intenzionali), seppur rarissimi, la legislazione deve prevedere modalità chiare per affrontare la questione con il coinvolgimento di unƏ giudice terzƏ, e tali modalità devono garantire innanzi tutto l’interesse preminente deƏ bambinƏ. […] Famiglie Arcobaleno ritiene che il riconoscimento economico, nelle forme proprie dei diversi tipi di GPA (ivi compresi i percorsi di GPA solidale), debba avvenire all’interno di un sistema trasparente e legale”. Di fronte a tutto ciò che abbiamo messo in evidenza, compreso quello che accade in Paesi come il Canada dove ufficialmente la GPA è legale esclusivamente nella cosiddetta forma altruistica, Famiglie Arcobaleno sostiene che i contratti sono fondamentali, ma non solo, afferma che nel caso la gestante ci ripensi, dev’essere un giudice a decidere, escludendo di fatto la futura madre dalla decisione. Si sottolinea la tutela dei bambini e delle bambine, ma come abitualmente accade tra una gestante in difficoltà economica ed una coppia benestante, con tutta probabilità il tribunale riterrà che nell’interesse del bambino o della bambina sarà meglio l’affido alla coppia ricca. Inoltre il fatto che nella carta etica dichiarino di essere favorevoli al riconoscimento economico ANCHE per la GPA solidale, confermano indirettamente il loro essere aperti soprattutto a forme che non sono basate sulla reale solidarietà. La pratica dell’utero in affitto è evidentemente una pratica neo-coloniale pertanto per noi è inaccettabile come tutte le altre. Non saranno certo le rassicurazioni del movimento LGBTQIA+, delle famiglie arcobaleno, dell’associazione Luca Coscioni e di chi sostiene tale pratica a farci cambiare idea. La retorica di questi contesti è la medesima utilizzata dal mercato che si mostra etico e green, ma che in realtà continua perpetrare le stesse pratiche neo-coloniali. Nel frattempo nei laboratori si sta già progredendo verso la realizzazione dell’utero artificiale, che probabilmente verrà propagandato come più etico e sicuro per la salute, andando a risignificare completamente il come si viene al mondo e da chi. Chiunque metta in luce tali aspetti critici viene tacciato di omo-lesbo-trans-queer fobia, e accomunato alle aree pro-life o all’estrema destra. Il dibattito quindi non è solo negato, ma viene attaccato chiunque non si allinei in toto alle istanze dei contesti arcobaleno, seppur per ragioni evidentemente molto diverse da quelle della destra e di quelle dell’area cattolica. Questo volantino è rivolto a tutti gli individui che orbitano in buonafede attorno a questi contesti, con la speranza che possa aprire un reale dibattito in merito a questa ed altre questioni.
Individualità anarchiche antispeciste
Contatti: terreinmoto.info@gmail.com
PDF: GPA è violenza sui corpi delle donne
[Ricevuto via e-mail a dicembre 2024 e pubblicato in https://lanemesi.noblogs.org/post/2025/02/03/gpa-e-violenza-sui-corpi-delle-donne-un-volantino-distribuito-a-lecco-in-occasione-di-un-presidio-a-favore-dellutero-in-affitto/]